giovedì 28 aprile 2011

Scrivere è un tic - i segreti degli scrittori, di Francesco Piccolo (minimum fax)

Joseph Conrad, nel tentativo di spiegare la complessità e la particolarità dell’atto creativo dello scrittore, diceva:  “come faccio a spiegare a mia moglie che anche quando sto guardando fuori dalla finestra io sto lavorando?”.
Giorgio Manganelli, invece, si schermiva quando veniva definito scrittore: “All’incirca come se, dopo il nome, scrivessero zebra malinconica; o alchimista o spogliarellista a Miami o produttore di rossetti per pellicani”.
Tautologicamente, e senza alcuna ironia, uno scrittore è semplicemente uno che scrive e uno che scrive compie un atto che può farlo, a volte, definire anche scrivente, inquietante participio presente utilizzato in genere da recensori spietati e, a volte, da critici autoproclamatisi giustizieri della pletora dei narratori.
E quindi? Lo scrittore esiste veramente? E se esiste, chi, o cosa, è? E che cosa fa?
Francesco Piccolo (sì, proprio l’autore, tra le altre opere, di Momenti di trascurabile felicità, edito da Einaudi) ci regala un utile e godibilissimo baedeker che ci dà qualche significativa coordinata al fine di orientarci in quel pianeta lontano dove abitano scrittori, scriventi, agenti letterari ed editori. Insomma, tutto quel rutilante mondo dove vorremmo stare anche noi, partorendo decine di romanzi e centinaia di racconti, sorseggiando liquori e assistendo a corride, come Hemingway, o osservando con misurata indifferenza la vita nuovayorkese, come Don DeLillo, o scambiandoci battute e pacche sulle spalle con Mohamed Alì, come Norman Mailer.
Ma Francesco Piccolo ha il grande merito di sfrondare sogni vertiginosi e ambizioni sfrenate, riportandoci tutti con i piedi per terra. Lo scrittore non è per nulla una figura mitica e la sua opera è il risultato di ore di lavoro a tavolino, letture, riscritture e grande fatica. Nessuna luce della ribalta, ma un impegno serio e quasi artigianale, segnato da tecnica, preparazione, mestiere e anche un po' di sana ispirazione. Scrive infatti Piccolo nelle prime pagine: "Lo scrittore è invece una combinazione perfetta tra un creativo e un impiegato, senza alcuna gerarchia tra le due parti della combinazione: nessuna delle due può mancare."
Se avete il desiderio o l'urgenza o la passione o l'illusione o la vocazione di diventare scrittori dovete leggere questo libro.
Un libro.
Scrivere è un tic - i segreti degli scrittori, di Francesco Piccolo (minimum fax).

mercoledì 27 aprile 2011

Alla scoperta di Laurana

Giovedì 28 aprile - Dalle ore 21:00

ALLA SCOPERTA DI LAURANA
per raccontare la vita non occorre essere saggi

Gabriele Dadati, Marco Bosonetto e Massimo Cassani
presentano al pubblico l'editore Laurana,
nato meno di un anno fa ma 
già molto attivo nel panorama italiano;
insieme a loro scopriremo anche due grandi romanzi:
Nel grande show della democrazia e Un po’ più lontano.

Una serata all’insegna della lettura e della scrittura,
per conoscere insieme ai suoi protagonisti una nuova realtà editoriale.

Modera l'incontro: Matteo Di Giulio.

INGRESSO LIBERO CON TESSERA ARCI

(circolo ARCI) La Scighera - Milano - Via Candiani 131
Quartiere Bovisa - tel./fax. 02 39480616 - www.lascighera.org

martedì 26 aprile 2011

"Nuova letteratura fantasy" (ed. Sottovoce), di Giovanni Agnoloni finalista al Premio Italia

Il saggio Nuova letteratura fantasy, di Giovanni Agnoloni (qui e qui) è finalista al Premio Italia 2011. Giovanni Agnoloni, saggista e traduttore nonché collaboratore di La poesia e lo spirito (uno dei più seguiti blog letterari italiani) si conferma come saggista di razza.
Nuova letteratura fantasy è tra i tre finalisti della categoria "Saggio in volume" del premio organizzato dall'Italcon (Convention Nazionale della Fantascienza e del Fantastico).

giovedì 21 aprile 2011

La Francia di Vichy, di Henry Rousso (il Mulino)

Tante sono le zone grigie. Le zone grigie della storia che, a volte, sono indissolubilmente legate alle zone grigie dell'animo umano. Sono attratto da queste aree inquietanti, dove il divenire dei fatti si mischia alle nostre personali meschinità (tante) e ai nostri personali eroismi (pochi). Ne avevo già accennato qui.
Non è semplice analizzare l'anima di una nazione. Specialmente quando quest'anima si dibatte, appunto, tra meschinità ed eroismo.
Henry Rousso, con questo agile saggio, non ha paura di entrare in uno dei momenti più oscuri della storia francese. Se la nostra storiografia (anche quella di derivazione giornalistica, penso a Giorgio Bocca) ha, in parte, tentato di fare i conti con quel ridotto di lugubri passioni che è stata la RSI, credo che la storiografia francese abbia avuto più difficoltà ad analizzare l'altrettanto passionale e lugubre momento di Vichy.
I freddi dati si uniscono e si confrontano con le personalità. Rousso ci regala un piccolo affresco di un periodo terribile nella sua banalità e banale nella sua accettazione del male.
Il tentativo di salvare una nazione si rivela, alla prova dei fatti, funzionale alla macchina nazista della repressione totale. Nonostante la presenza di una variabilità affascinante (dal punto di vista storico) ed inquietante (dal punto di vista umano) di posizioni: pétainisti reazionari ma antigermanici, vichysti tiepidi, miliziani filonazisti e ferocemente antisemiti, pétainisti e vichysti che, consapevoli della complicità con l'orrore nazista, ad un certo punto passano alla Resistenza (un caso su tutti, quello di Mitterrand).
Se noi ci portiamo dentro la tragedia dell'otto settembre e della Repubblica di Salò, con il loro nauseabondo mix di farsa e di morte, non è che la storia francese di quel periodo ne esca meglio. Forse, l'affermazione di De Gaulle come leader totalmente e incondizionatamente antinazista (non priva comunque di duri scontri e feroci incomprensioni con le altre forze politiche francesi e non così immediatamente accettata da tutti) è riuscita a far dimenticare gli aspetti più deleteri del collaborazionismo francese. Oppure sono gli equilibri internazionali dell'epoca ad aver fatto la differenza. Con il maresciallo Pétain, che irrealisticamente e con la Gestapo in casa (e con le sue forze di polizia che con essa collaborano nei rastrellamenti e nelle deportazioni degli ebrei), cerca affannosamente di dimostrare che la Francia di Vichy è comunque neutrale, tengono i contatti gli Stati Uniti che, pur in guerra con la Germania nazista, continuano a mantenere un ambasciatore a Vichy fino al 1942 inoltrato. Lo stesso governo di Vichy tratta con gli Alleati, dopo lo sbarco in nordafrica, pur avendo rotto i rapporti diplomatici con la Gran Bretagna sin dal 1940.
Troppe sono state comunque le zone grigie. Troppi sono stati i compromessi e le complicità. Henry Rousso ha il grande merito di non essere mai reticente.
Un libro.
La Francia di Vichy, di Henry Rousso (il Mulino).

mercoledì 20 aprile 2011

I link all'intervista ad Alessandro Barbero

L'intervista ad Alessandro Barbero è stata ripresa anche da "La poesia e lo spirito" e da Giovanni Agnoloni.
Potete leggere qui e qui.

martedì 19 aprile 2011

Quattro chiacchiere con...Filippo Ticozzi

La rassegna culturale pavese “Quattro chiacchiere con...”, organizzata dalla Biblioteca Civica Carlo Bonetta in collaborazione con la libreria CLU e numerosi altri enti e istituzioni, termina il suo fitto calendario di incontri previsto per la stagione 2010/2011.

“I luoghi della vita. i luoghi dell'anima” è il tema che ha fatto da filo conduttore e dopo l'incontro con Carla Cerati e Cesare Colombo che ci hanno parlato, fatto commuovere e riflettere con le immagini sui manicomi nelle foto di “Morire di classe”, giovedì 28 aprile 2011 ore 11.00, presso l'auditorium del Liceo Copernico, sarà gradito ospite della rassegna il regista Filippo Ticozzi. Presenta: Maria Grazia Rossi del Centro antiviolenza “LiberaMente”. Tema dell'incontro: “Quando il mostro è in casa” ovvero La violenza sulle donne fra luoghi comuni e silenzi. Interverranno inoltre: Francesa Salvini, psicologa, Mariachiara Ferrari, operatrice del Centro e Alice Moggi sceneggiatrice e produttrice del cortometraggio "Dall'altra parte della strada" che sarà proiettato nel corso dell’incontro.

Non è facile raccontare la violenza sulle donne: un problema molto diffuso ma ben nascosto da luoghi comuni (degli uomini) e “silenzio” (delle donne). Un’angheria, qualcosa di bestiale, lontano dall'umano, eppure presente pressoché ovunque: tra i ricchi come tra i poveri, tra i colti come tra gli analfabeti, negli Stati Uniti come in Europa; in modi tanto diversi quanto simili.

Filippo Ticozzi (1973) ha realizzato il documentario “Lettere dal Guatemala” (2006), il mediomentraggio “Lilli” (2008) e la videoinstallazione “Testa di Vecchio+Testa d'Orientale” (2009). Per la tv ha scritto e diretto la serie documentaria “ll Paese Sottile” (2008).

giovedì 14 aprile 2011

Intervista ad Alessandro Barbero

Alessandro Barbero è docente di storia medievale presso la facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università degli Studi del Piemonte Orientale "Amedeo Avogadro" (Vercelli).
Unisce all'attività di ricerca storica anche l'attività di scrittore che, con il romanzo Bella vita e guerre altrui di Mr. Pyle gentiluomo (Mondadori), gli è valsa nel 1996 la vittoria al Premio Strega.
Molti dei suoi saggi storici sono stati pubblicati da Laterza: Dizionario del Medioevo (scritto con Chiara Frugoni); Carlo Magno: un padre dell'Europa; Terre d'acqua. I vercellesi all'epoca delle crociate; La battaglia. Storia di Waterloo9 agosto 378. Adrianopoli il giorno dei barbariBarbari. Immigrati, profughi, deportati nell'impero romano Benedette guerre. Crociate e jihadLepanto. La battaglia dei tre imperi. Il suo ultimo romanzo è Gli occhi di Venezia (Mondadori).
Nota al pubblico televisivo è la sua collaborazione con Piero Angela nella trasmissione Superquark.

Nel panorama editoriale italiano, sia da parte degli editori specializzati che da parte di quelli generalisti, esiste da sempre un’interessante produzione di opere storiche, dal saggio al libro più o meno di divulgazione. Secondo lei c’è sufficiente attenzione, da parte del pubblico dei lettori italiani, per le opere di argomento storico?
A me pare di sì, anche se con qualche stortura. La stortura consiste in questo, che da sempre (o almeno dai tempi della Storia d'Italia di Montanelli) le uniche opere di argomento storico che raggiungono tirature veramente popolari sono quelle di divulgatori dal volto noto, la cui competenza purtroppo è spesso scarsissima: una divulgazione altrettanto accessibile, fatta da storici veri, oggi comincia a esserci, ma non raggiunge un pubblico altrettanto ampio. La saggistica storica di qualità ha comunque un suo pubblico, che le permette di essere pubblicata e di stare in libreria, ed è già qualcosa, anche se in un paese poco colto come il nostro questo significa poi che tirature anche solo di due o tremila copie sono considerate un successo...

Lei, oltre ad essere un autore di saggi storici, è autore anche di romanzi (penso a Bella vita e guerre altrui di Mr. Pyle gentiluomo, edito da Mondadori, con il quale vinse il Premio Strega nel 1996). Sulla base della sua esperienza, nella composizione di un saggio storico è importante (e, se sì, quanto) riuscire a fondere l’aspetto più propriamente specialistico con l’aspetto narrativo?
Se per saggio intendiamo un libro rivolto a un pubblico di non specialisti, ebbene sì, la capacità narrativa è importante. Lo scopo è di appassionare e di farsi leggere, e il non specialista legge sì per informarsi, ma anche per il proprio piacere, e questo è perfettamente legittimo. Va da sè, però, che gli storici sono legittimati (anzi è un loro preciso dovere) a pubblicare anche opere di ricerca, scritte per gli specialisti e nel loro linguaggio, senza alcun obbligo di badare alla piacevolezza, folte di note a pié di pagina e di citazioni in lingue morte: è così che va avanti la ricerca, e guai se non fosse così. Questo tipo di libro a volte è snobbato come se fosse una cattiva azione o una forma di arretratezza da parte degli storici scrivere così, e questo è assurdo. Nessuno se la prende con i fisici nucleari perchè i loro articoli sono pieni di formule astruse e sono difficili da leggere a letto prima di addormentarsi, e gli storici hanno diritto allo stesso rispetto quando fanno ricerca; l’importante è che siano anche capaci di fare divulgazione.

Conoscere la storia, divulgare la storia, può avere una funzione sociale? Può, in qualche modo, contribuire alla crescita civile di una società?
Ovviamente sì, e a molti livelli. Intanto la conoscenza è sempre e comunque un vantaggio, in tutti i campi, e la civiltà si misura dalla diffusione della conoscenza in genere. Nello specifico, conoscere la storia significa avere un patrimonio di esperienze che va al di là della propria limitata esperienza di vita, significa sapere cosa è successo ad altri uomini in situazioni che possono essere molto diverse dalla nostra oppure presentare delle analogie, e quindi è un allenamento a giudicare la bontà delle decisioni, a individuare i rapporti tra le cause e gli effetti; è in questo senso che si può imparare dalla storia, anche se naturalmente per imparare qualcosa bisogna volerlo. Ancora: conoscere la storia significa sapere quali sono le origini delle nostre istituzioni, delle nostre leggi, delle nostre idee, dei nostri pregiudizi; significa essere capaci di mettere la realtà attuale in prospettiva e non considerarla come data e immutabile, ed è quindi una conoscenza indispensabile per orientarsi criticamente nel mondo e per aprire gli orizzonti mentali. Ultimo: in un paese come il nostro, dove non si impara mai niente ma non si dimentica neanche niente, dove il passato continua ad essere pretesto di spaccature e di fazioni, conoscere la storia dovrebbe servire ai cittadini per non abboccare troppo facilmente, per non farsi prendere in giro da chi la storia la reinventa a seconda dei bisogni politici del momento.

Tra gli storici, è ancora forte l’influenza della Scuola delle Annales?
Come effetto di quel grande insegnamento, il divenire storico è ormai analizzato con l’ausilio dell’archeologia, dell’economia e perfino della meteorologia. Ma, per lo storico che analizza un avvenimento, un periodo, un’era, quanto conta il fattore umano (le passioni, i miti, le inclinazioni caratteriali) dei protagonisti e, perché no, delle masse?
La storia è sempre e comunque storia di uomini, e questo i grandi fondatori delle Annales lo sapevano benissimo. E' stato Marc Bloch a scrivere che lo storico è come l’orco delle fiabe: va dove sente odore di carne umana. Le eruzioni o le glaciazioni interessano allo storico solo in quanto incidono sulla vita umana. E dunque anche una storia fatta di numeri e di statistiche sarà sempre e comunque storia di uomini. Del resto, credo che anche gli economisti tengano in gran conto gli umori della gente e i livelli di ottimismo o pessimismo quando cercano (faticosamente) di scoprire le cause dei cicli economici...

In Terre d’acqua. I vercellesi all’epoca delle crociate, edito da Laterza, lei racconta la vicenda affascinante di un piccolo pezzo dell’Italia Nordoccidentale, partendo dal quale i marchesi del Monferrato riuscirono addirittura ad avere un posto nella storia bizantina. La storia locale (naturalmente analizzata con metodi specialistici) è un universo finito o è intrecciata con la storia più ampia di un popolo, di una nazione, di un continente?
Ovviamente la storia locale è sempre parte di un insieme più ampio, ed è per questo che se fatta da specialisti, e non da eruditi locali, è sempre interessante, anche per chi con la località in questione non ha alcun rapporto affettivo. Sottolineo l’opposizione fra specialisti ed eruditi locali (intendendo con questo una figura che oggi in verità è meno diffusa, lo “studioso” che non ha alcuna formazione al mestiere e perciò si improvvisa, senza sospettare che non è così facile) perché fa parte del mestiere saper individuare ciò che è veramente interessante. Che Napoleone abbia dormito una notte nell'osteria del paese, tende ad apparire all’erudito locale come l’evento più importante nella storia del luogo, mentre si tratta di un fatto assolutamente insignificante; per contro, nei verbali del consiglio comunale ci sono probabilmente informazioni, che so, sull’elezione del tesoriere della confraternita, o sull’appalto dei pascoli comunali, che messe in parallelo con quelle provenienti da tanti altri luoghi permettono di ricostruire pezzi importanti della vita del passato. Anche una storia avvenuta in un luogo minuscolo e che coinvolge persone assolutamente qualunque può allora rivelarsi eccitante e permettere allo storico di trarre conclusioni significative; è il principio della microstoria, che è una delle correnti più importanti della storiografia del tardo Novecento.

Oggi siamo diventati tutti spettatori. La televisione, i giornali, internet ci travolgono con l’attualità e la ridondanza degli avvenimenti e delle informazioni. Siamo tutti seduti in poltrona a guardare la “storia effettiva”. La nostra quotidianità, la nostra personalissima “storia immobile” e “sociale” hanno ancora un significato? Hanno ancora una loro originalità? Oppure sono ormai plasmate “in diretta” da chi quelle continue informazioni ci comunica?
Bisogna stare attenti a dire “oggi” e a dare per scontato che “ieri” fosse tutto diverso. Chi nell’Ottocento rifletteva sulla diffusione e l’autorevolezza dei giornali aveva l’impressione della stessa rivoluzione che oggi percepiamo di fronte ai nuovi media. La vita di ogni uomo, con la rete dei suoi pensieri, dei suoi rapporti umani e dei suoi interessi, e la vita della società, formata dalla somma di tutte le vite individuali, sono sempre state e saranno sempre due dimensioni diverse, che però s’intrecciano profondamente. Cambia da un’epoca all’altra, da una società più progredita a una più arretrata, il livello di conoscenza che il singolo può avere della dimensione collettiva, la sua capacità di intervenire in quest’ultima in modo attivo e consapevole, ma cambia senza mai ridursi a zero, da un lato, e dall’altro senza mai giungere ad annullare la distinzione fra l’io individuale e la società, nemmeno nel caso d’un dittatore onnipotente e onnisciente.

L’invenzione della stampa a caratteri mobili ha avuto conseguenze rivoluzionarie. Da autore, lei crede che le nuove frontiere digitali e dell’ebook potranno avere conseguenze sulla nostra percezione del libro e della lettura? E gli autori saranno costretti a mutare la loro espressività?
Finchè le parole sono al centro dell’espressione, i cambiamenti ovviamente ci sono, ma all’interno di un orizzonte che è sempre quello: non c’è nessuna differenza di fondo fra comporre oralmente un verso dell’Iliade nel 700 a.C. e digitare un messaggino sul cellulare nel 2011. Il cambiamento del supporto, dalla memoria al papiro o alla pergamena manoscritta, poi alla carta stampata e poi allo schermo, non è fondamentale. Scrivere non per la stampa, ma per internet potrebbe invece avere delle conseguenze innovative per certi tipi di scrittura, ad esempio proprio quella del saggio storico specialistico: immagino un e-book in cui la nota a piè di pagina che rimanda alla fonte d’archivio è in realtà un link che permette di visionare direttamente il documento citato. Ci si arriverà, probabilmente, e sarà un reale progresso.

mercoledì 13 aprile 2011

Anatra all'arancia meccanica, di Wu Ming (Einaudi)

Anatra all'arancia meccanica è una pratica che non può essere evasa con una semplice recensione. Ci vuole una cover, un tributo...

Data stellare***
Dal diario di bordo del capitano dell’U.S.S. Enterprise, Jean-Luc Picard

L’entità ostile si è manifestata soltanto poche settimane fa, materializzandosi dalle profondità estreme del quadrante Beta. La sua pericolosità è stata subito rilevata. Ogni struttura di difesa federale, posta ai confini, è stata immediatamente sopraffatta. Un'astronave, apparentemente del tutto inadatta al volo interstellare e del tutto priva di armi visibili, ha iniziato ad eliminare una ad una tutte le spedizioni militari di soccorso inviate ai confini della Federazione, avvicinandosi sempre di più al sistema solare.
I messaggi di aiuto dei nostri avamposti erano pieni di orrore e duravano solo pochi minuti, prima che le comunicazioni si interrompessero definitivamente.
La settimana scorsa il quartier generale della Flotta Stellare ha riunito il gruppo di navi più imponente dai tempi del conflitto con l’impero Klingon.
La Adelphi, la Ambassador, l’Excalibur, la Gandhi, la Zhukov, la Mekong, la Rio Grande, la Bradbury, tutte le migliori astronavi della Federazione, compresa naturalmente l’Enterprise. Al nostro fianco addirittura le migliori navi dell’impero Romulano: la Belak, la D’ridthau, la T’Met, con a bordo i reparti d'assalto della temibile Tal Shiar, la polizia segreta.
All’ultimo secondo si è unito al gruppo perfino il potente incrociatore Marauder, dell’Alleanza Ferengi. Avremmo dovuto capire subito che la fine era vicina. Se anche quella banda di truffatori e figli di puttana dei Ferengi, abituati a stare a galla in qualunque circostanza senza schierarsi mai da nessuna parte ed accordandosi con tutti, si univa a noi, allora la situazione era veramente disperata.
Ma non c’era tempo per fare della filosofia spicciola.
L’entità ostile era sempre più vicina al cuore della Federazione. E niente riusciva a fermarla.
Questa mattina la nostra flotta è entrata in contatto con il nemico. Una visione terribile. Una struttura quasi evanescente, immensa. Un’astronave a forma di vela strappata o di ideogramma. Che avanza inesorabilmente verso di noi. La flotta assume subito lo schieramento da battaglia. Ma sono sufficienti solo pochi minuti per vedere il fior fiore degli equipaggi della Federazione vaporizzati con le loro astronavi.
Lingue di fuoco alte chilometri si alzano ora da quello che, per pochi minuti, abbiamo creduto potesse diventare il campo di battaglia della nostra vittoria e che, invece, si è rivelato come la tomba di tutta la nostra civiltà.
La plancia di comando dell’Enterprise è piena di cadaveri. Gli scudi sono distrutti e il supporto vitale è ormai al limite.
Questo è il mio ultimo diario di bordo. Dagli schermi vedo quell’orribile ideogramma semovente che fluttua nello spazio e che si avvicina.
Ogni linea di comunicazione della Flotta Stellare rimanda solo un terribile ronzio di morte. A intervalli regolari si ascolta solo un messaggio che riecheggia solitario: “Noi siamo i Wu Ming. Sarete assimilati. Ogni resistenza è inutile.”
Mi lascio andare sulla consolle. Sto perdendo le mie facoltà mentali. Ho le allucinazioni o, forse, sto sognando. La plancia di comando lentamente si popola di paperi che indossano una stupida maglietta da marinaio del XX secolo. Saltellano ovunque. Alcuni sventolano una bandiera stracciata, di colore rosso; altri un vessillo che assomiglia alla bandiera degli Stati Uniti,  prima della terza guerra mondiale.
Sono sempre più stanco. Una strana pace si sta impossessando della mia anima. “Noi siamo i Wu Ming. Sarete assimilati. Ogni resistenza è inutile.” L’entità ostile ripete senza sosta il suo orribile messaggio. La mia mente viene lentamente occupata da pensieri che non sono miei. Dev’essere l’entità ostile che mi sta invadendo. Che si sta impossessando della mia mente. Dev’essere questa ciò che definisce "assimilazione". Vedo paperi ovunque. E ascolto una sottile vocina che, a intervalli regolari, pronuncia una strana parola, credo nella lingua dei nostri nemici ormai vittoriosi: “soccmel…soccmel…”
Un libro.
Anatra all'arancia meccanica, di Wu Ming (Einaudi).

martedì 12 aprile 2011

Ricordando i Maestri (Letteratura e Filologia Italiana a Pavia nel secondo Novecento)

Università degli Studi di Pavia
FACOLTÀ DI LETTERE E FILOSOFIA
DIPARTIMENTO DI SCIENZA DELLA LETTERATURA
E DELL’ARTE MEDIEVALE E MODERNA
15 aprile 2011
Pavia, Aula Foscoliana dell’Università
RICORDANDO I MAESTRI
Letteratura e Filologia italiana a Pavia nel secondo Novecento
Coordinamento scientifico: Clelia Martignoni, Carla Riccardi
Segreteria: Rossano Pestarino, Lorenza Andreoli, Orietta Bolzoni
Tel. 0382-984454; 0382-984658;
e-mail: lorenza.andreoli@unipv.it; orietta.bolzoni@unipv.it
Ore 9.30
Saluti inaugurali
Angiolino Stella – Magnifico Rettore
Elisa Romano – Preside della Facoltà
Carla Riccardi – Direttore del Dipartimento
Ore 10.00
Introduce e presiede
Cesare Segre
Accademico dei Lincei
Professore Emerito dell’Università di Pavia
Renzo Cremante – Università di Pavia
Filologia e critica tra antichi e moderni: 
gli anni pavesi di Lanfranco Caretti
Nadia Ebani – Università di Verona
La lezione di Domenico De Robertis
Claudio Vela – Università di Pavia
La scuola di Cesare Bozzetti
Rossano Pestarino – Università di Pavia
Luigi Poma e la fi lologia tassiana
Ore 15.00
Presiede
Luciano Gargan
Università di Pavia
Carla Riccardi, Clelia Martignoni – Università di Pavia
Attraverso il magistero di Dante Isella
(Tra Quattrocento e Ottocento – Il Novecento)
Paola Italia – Università di Siena
«Per il puro piacere scientifico»:
Franco Gavazzeni
Cristina Montagnani – Università di Ferrara
Ripensare il Quattrocento.
Per Antonia Benvenuti Tissoni

lunedì 11 aprile 2011

Quattro chiacchiere con...Carla Cerati

Carla Cerati fotografa e scrittrice
Giovedì 14 aprile 2011 ore 17,30 - Santa Maria Gualtieri - Pavia
“Oltre la soglia”
I manicomi nelle foto di “Morire di Classe”

Presenta: Cesare Colombo - fotografo



"Oltre la soglia". L’autrice è una giovane fotografa, Ilaria Turba, che ha lavorato sulle fotografie di Carla Cerati "Morire di classe" alle quali ha aggiunto parole, sempre tratte dal volume Einaudi, e musiche.
Sarà presentato un secondo CD, che si intitola "MM Milano Metamorfosi". Racconta Milano dal 1960 al 1978, anno della morte di Aldo Moro. Il racconto fotografico mostra il cambiamento di una città senza mai ignorare gli avvenimenti esterni che segnano il costume.
Per fare un esempio: gli anni di piombo o la crisi economica. Si tratta di 218 fotografie in bianco e nero divise in parti e capitoli come un racconto scritto.

Carla Cerati, nata a Bergamo, vive e lavora a Milano. Fotografa di fama internazionale, ha esordito come scrittrice nel 1973 con “Un amore fraterno” (finalista al Premio Strega). Tra i suoi libri, tutti accolti con grande favore da pubblico e critica, vincitori di numerosi premi e tradotti in diverse lingue, ricordiamo “Un matrimonio perfetto” (1975 Premio selezione Campiello, ripubblicato nel 2005 nei Tascabili Marsilio) e “La condizione sentimentale” (1977 Premio Radio Montecarlo, ripubblicato nel 2005 nei Tascabili Marsilio), “Uno e l'altro” (1983 - Premio Milano e Città della Scala, ripubblicato nel 2005 nei Tascabili Marsilio con il titolo “Il sogno della bambina”), “La cattiva figlia” (1990 - Premio Comisso), “La perdita di Diego” (1992 finalista al Premio Strega), “Legami molto stretti” (1994), “L'amica della modellista” (1996), “Grand Hotel Riviera” (1998), “La seconda occasione” (2001)”, “L'intruso” (Marsilio 2004, Premio Feudo di Maida, Premio speciale Il Molinello, Premio Vincenzo Padula-Città di Acri) e da ultimo “L'emiliana” (Marsilio 2008).

domenica 10 aprile 2011

Gli eventi di Aprile di :duepunti edizioni


domenica 10 aprile h 21,00 all'interno del programma di cine|||zoo
Palermo, Piccolo Teatro Patafisico - via Sant'Agata alla Guilla, 18
proiezione de Il bacio della pantera, film di Jacques Tourneur, usa 1942. Ingresso 1 euro
La rassegna cine|||zoo, organizzata in collaborazione con l'ass.ne "falsi raccordi", prende le mosse dalla riflessione aperta dalla collana zoo|||scritture animali che attraverso le voci di noti autori italiani contemporanei definisce in termini narrativi il nostro rapporto con gli animali.
All'interno della rassegna, che avrà il suo vivo con gli altri appuntamenti di maggio, verranno proiettati film di Marco Ferreri, Daniel Mann, Werner Herzog e Paul Schrader.

martedì 12 aprile h 18,00
Roma, Libreria Giufà - via degli Aurunci, 38 San Lorenzo
Incontro con Alek Popov
A discutere con l'autore di Mitologia del tempo che cambia, Maria Teresa Carbone (il manifesto) e Giuseppe Dall'Agata (traduttore e docente di Lingua Bulgara - Università di Pisa). L'evento è organizzato con Voland che nel 2008 hanno pubblicato Missione Londra.
Senza timore di sconfinare nel politically uncorrect, Popov trascina nelle sue storie tutte le meschinità prodotte nell'epoca dei due blocchi contrapposti e, ricomponendo le tradizioni culturali dell'Europa dell'Est con i miti occidentali del progresso si addentra divertito nel campo dell'assurdo.

giovedì 14 aprile h 18,00
Napoli, Libreria Feltrinelli - via Tommaso d'Aquino, 70/76
Dove siamo? Nuove posizioni della critica
Presentazione del libro Dove siamo? :duepunti edizioni (marzo 2011)
Carmelo Colangelo e Gabriele Frasca conversano con Giancarlo Alfano e Domenico Scarpa, co-autori del libro e membri della redazione scientifica della collana :posizioni
Dove siamo?, un punto di domanda inaugura Posizioni, la nuova collana di critica letteraria di :duepunti edizioni. Non un nuovo intervento pubblico sul "senso della critica" o sulla sua "attualità", ma un ragionamento plurale e - al tempo stesso - primo esito, programmatico e dichiarativo, di un progetto culturale, che vorrebbe essere, nel suo farsi, anche una presa di posizione rispetto allo stato delle cose in Italia.

sabato 30 aprile h 22,55
Palermo, Atelier Nuovo Montevergini - via Montevergini, 8
All'interno del programma di eventi "L'Arsenale"
proiezione de La stanza degli animali. Video-intervista a Giulio Mozzi
L'intervista a Giulio Mozzi è stata realizzata da Matteo Di Gesù con la collaborazione di Gabriele Ajello all'interno del suggestivo Museo di zoologia Pietro Doderlein dell'Università di Palermo.
Ne La stanza degli animali (:duepunti edizioni, collana "zoo|||scritture animali") Mozzi gioca sapientemente con le forme narrative e con gli schemi di composizione, ripartendo il testo in dieci quadri che, come danze di una suite, ripercorrono e confondono i temi e le atmosfere restituendo una realtà livida e sfocata in bilico tra realtà e alienazione. 

giovedì 7 aprile 2011

Premio Perelà - scrittori leggono scrittori

Parte la nuova edizione del concorso letterario che vede in Giuria quattro tra le più autorevoli scuole di scrittura che operano sul territorio nazionale. 
Per il terzo anno consecutivo, infatti, a leggere i libri e a decretare il vincitore saranno gli allievi di:
- Scuola Holden: Corso Biennale in Scrittura e Storytelling
- Scuola di scrittura narrativa di Raul Montanari. Archivi del '900, Milano
- Lalineascritta Laboratori di Scrittura
- Laboratorio di Scrittura Walter Tobagi Venezia
La loro dislocazione in aree culturali strategiche permetterà ai testi in gara di circolare da una regione all'altra e di farsi conoscere da lettori dotati di autentica passione per la letteratura. 
Dedicato all'omino di fumo del romanzo futurista di Aldo Palazzeschi, il concorso è aperto ai testi narrativi editi in lingua italiana, pubblicati a partire dal gennaio 2009. 
Come omaggio a Palazzeschi, nato e vissuto a Firenze, è da intendersi anche il premio previsto per il vincitore, ossia un soggiorno nel capoluogo toscano.
L'iniziativa, sin dalla prima edizione, ha l'ambizioso obiettivo di aprire nuovi canali promozionali per gli autori che sono al loro esordio o comunque in cerca di affermazione. 
Grazie al Premio Perelà e alle rubriche a esso correlate, già in tanti hanno avuto la possibilità di esprimersi e raccontare il proprio mondo letterario mettendone in evidenza peculiarità e aspirazioni.
Curatrice del Premio Perelà è Anna Petrazzuolo.
Le iscrizioni saranno aperte fino al 16 aprile 2011.
Per info:
Studio Distanze | Editoria e Comunicazione
Via del Sabotino, 19 - 80144 Napoli
Tel. 081.199301200
Mob. 347.8522045
Fax 081.19930108
E-mail segreteria@distanzelab.it
Sito web www.distanzelab.it


mercoledì 6 aprile 2011

Oltre il postmoderno?

Vi piace DeLillo? Vi piace Pynchon? Se la risposta è affermativa, non potete perdervi questo appuntamento.

Giovedì 7 aprile  2011, presso la Sala Lauree della Facoltà di Lettere e Filosofia (Via Sant’Ottavio 20) si terrà la giornata di studio
Il programma
Ore 9:00
Introduce: Giuliana Ferreccio (Università di Torino)
Presiede: Franco Marenco (Università di Torino)
Maurizio Ferraris (Università di Torino)
Dal postmoderno al populismo
Hermann Dorowin (Università di Perugia)
Ransmayr postmoderno?
Francesco Guglieri (Università di Torino)
Don DeLillo e altre uscite dal “rumore bianco” del postmoderno
Roberto Gilodi (Università di Torino)
W.G. Sebald
Discussione
Ore 14:30
Presiede: Barbara Zandrino (Università di Torino)
Winifred Farrant (Università di Torino)
At the Threshold of Postmodernism: Thomas Pynchon’s The Crying of Lot 49
Comunicazioni: Ugo Panzani (Università di Bergamo), David Foster Wallace e la narrativa anglo-americana dopo il PostmodernismoSimona Porro(Università di Torino) Postmoderno per forza? Il caso di Maus di Art SpiegelmanMarta Ciccolari Micaldi (Berlino), Dopo il postmoderno, il disastro: Angela Carter e Margaret Atwood
Discussione
Davide Dalmas (Università di Torino)
Postmoderno, nuova epica, ritorno alla realtà: aspetti e questioni del romanzo italiano contemporaneo
Comunicazioni: Stefano Giovannuzzi (Università di Torino), Wu Ming, “New Italian Epic”Beatrice Manetti (Università di Torino), Valore e possibilità dell’esperienza come forma di conoscenza della realtà: Helena Janeczek, Andrea BajaniMaria Consolata Pangallo, (Università di Torino) Eduardo Mendoza tra finzione e storia
Discussione e Conclusioni

martedì 5 aprile 2011

I link all'intervista a Piersandro Pallavicini

L'intervista a Piersandro Pallavicini è stata ripresa anche da "La poesia e lo spirito" e da Giovanni Agnoloni.
Potete leggere qui e qui.

lunedì 4 aprile 2011

Presentazione della collana "Altriarabi"

Vi ho già dato notizia del graphic novel che ha anticipato la rivolta in Egitto e della collana Altriarabi.
Vi segnalo ora la presentazione di questa interessante collana che ha il merito di farci volgere lo sguardo verso la produzione letteraria di una zona del mondo che, negli ultimi mesi, è diventata oggetto di cambiamenti, speranze e, purtroppo, conflitti.


Presentazione della collana Altriarabi
Martedì 5 aprile, ore 15.00
Università degli Studi di Roma "Tor Vergata"
Facoltà di Lettere e Filosofia
Dipartimento di Storia, Sala Riunioni
Via Columbia, 1
Roma
Intervengono: Piero Vereni (docente di Antropologia culturale), Simona Foà (docente di Teoria della letteratura), Chiarastella Campanelli (responsabile della collana "Altriarabi"), Ernesto Pagano (traduttore dall'arabo per la collana "Altriarabi").
Collegamento audio/video con il fumettista Magdy El Shafee (autore di "Metro") dal Cairo.
Coordina: Maria Giovanna Stasolla (docente di Storia del Paesi islamici)
L’incontro si aprirà e chiuderà con la proiezione di alcuni video, il montaggio delle tavole tratte dalla graphic novel e alcuni video sulla "primavera araba",

sabato 2 aprile 2011

Il cameo dei Clash in "Re per una notte"

Andiamo con ordine. 
Scena primaWikipedia, per definire il concetto di cameo, scrive così: 
La parola inglese cameo è la traslitterazione della italiana cammeo. Nel tempo le espressioni cameo role o cameo appearance abbreviate in cameo hanno acquisito in inglese il significato di breve apparizione in uno spettacolo teatrale, in un film o più in generale in uno spettacolo recitativo, di una persona nota che interpreta se stesso; in seguito si è estesa anche a interpretazioni di personaggi.
La parola cameo è utilizzata in italiano prevalentemente nel significato appena illustrato, ma anche come variante del termine cammeo con il significato originario di gioiello.
Il cameo è spesso interpretato da un attore più prestigioso di quanto non richiederebbe lo spessore del ruolo. Una breve apparizione è comunque considerata un cameo se è fatta da qualcuno conosciuto per qualcosa di diverso dalla recitazione, come un regista, un politico o un atleta, che compaiono brevemente in scena.
In genere sono considerate camei le apparizioni non accreditate nei titoli di coda del film.

Scena seconda. Mi imbatto in un blog. Non so se è il blog ufficiale di Martin Scorsese o se è una creazione dei suoi fans. Ma tanto basta. E' un blog che gira sulla piattaforma tumblr, che considero, a torto o a ragione, come la miglior vetrina del momento di quella che una volta si sarebbe definita cultura pop. 
Scena terza. Arrivo al post con questa immagine:
Scena quarta. La didascalia del post è questa: The Clash make a cameo in Scorsese’s The King of Comedy.
Look on the far left hand side, and you’ll see Joe Strummer & Mick Jones in the background. 
Scena quinta. Sono sempre affascinato da queste manifestazioni. Devo confessare che ero rimasto ancorato alle più famose, come quelle di Alfred Hitchcock nei suoi film. Ma vedere Joe Strummer e Mick Jones che fanno finta di niente alle spalle della bravissima Sandra Bernhard mi conferma ancora una volta nell'idea che, forse, tutti siamo sempre inconsapevoli camei nelle vite altrui e che non saremo mai accreditati nei titoli di coda.

venerdì 1 aprile 2011

Un pesce d'aprile...editoriale

Ricevo molte mail da editori o da scrittori che mi segnalano le loro uscite. Oggi ne ricevo una che, tra le righe, rivela atmosfere alla Madame Blavatsky, alla Gurdjieff, alla Guénon.

Lo abbiamo tenuto segreto fino a oggi, tanta è l'importanza di quello che stiamo 
per annunciare.
All'inizio dello scorso anno ci giunge in redazione una e-mail di un professore 
in filosofia antica dell'Università di Bucarest, Andrei Balcangiu. Era scritta in perfetto italiano, e riportava le seguenti parole:
"Seguo da molti anni l'attività della vostra casa editrice, i cui libri, grazie a internet, posso ormai ordinare semplicemente.
Ammiro molto il vostro lavoro sulle teorie della narrazione e quello di portare in Europa le riflessioni della drammaturgia d'oltreoceano.
È per questa ragione che ho deciso di affidare ai vostri tipi la mia recente scoperta, se lo facessi qui in Romania l'evento non avrebbe la risonanza che merita."
Segue un lungo scambio di e-mail, per accertarci che quello che ci diceva fosse 
vero: non abbiamo mai messo in dubbio la rispettabilità del professore, ma 
l'oggetto della sua ricerca aveva dell'incredibile e alcuni tratti della vicenda davvero romanzeschi: lo aveva scoperto in un liceo di Slatina, a Sud della Romania, dove il professor Iancu Gallu, docente di greco, lo usava per prendere delle versioni da assegnare ai suoi studenti.
Così chi vi scrive è salito su un aereo ed è andato direttamente a Bucarest ad 
incontrare il prof. Balcangiu. Quello di cui parlava era vero, ma non avevo le 
competenze per poterlo verificare, così tornato in Italia, in accordo con 
l'editore, abbiamo contattato professori universitari di vari città italiane, 
pregandoli di mantenere il segreto. È partita una spedizione per Bucarest.
Mesi e mesi di ricerche hanno dimostrato che quello che il prof. Balcangiu aveva 
scoperto e che da oggi finalmente possiamo offrire ai nostri lettori era
Aristotele
Poetica, libro II
la Commedia
a cura di Andrei Balcangiu
Il link svela il pesce d'aprile editoriale:  http://www.dinoaudino.it/article.php?id=173