Leggo sempre con grande interesse Alessandro Barbero. Lepanto è una ricostruzione sontuosamente imponente. Barbero, nella sua produzione, alterna, a volte, testi nei quali prevale l'elemento narrativo ad altri nei quali vi è una netta prevalenza della struttura classica, tipica del manuale storico. Lepanto appartiene senz'altro a questa seconda categoria (mi verrebbe da dire "a questa seconda personalità dell'Autore"). Ma non è certo una limitazione. Anzi. Se la struttura stessa del divenire della parola e della descrizione ha una propria vita, una propria rappresentatività, verrebbe da pensare che la ridondanza e l'affastellamento delle notizie abbiano come fine quello di rendere la confusione dei preparativi e la bolgia della battaglia. E' la stessa struttura che Barbero ha utilizzato per un'altra sua opera, dedicata alla battaglia di Waterloo (La battaglia. Storia di Waterloo, edita sempre da Laterza).
Ma Barbero sa bene che l'analisi storica non è e non può essere fine a se stessa. E, da grande narratore (prima ancora che da grande storico), ci conduce alla scoperta di un messaggio, di un missiva che, sin dall'inizio, ha tenuto in serbo per i suoi lettori.
La battaglia di Lepanto è stato un avvenimento che ha segnato profondamente la storia dell'Occidente e quella dei suoi rapporti con l'Islam. Ma l'elemento che per primo ha lasciato la sua traccia più profonda è stato quello mediatico propagandistico. La vittoria delle potenze occidentali utilizzata come una grande produzione ad uso e consumo dei mass media dell'epoca e dell'immaginario collettivo della posterità. Al di là delle rivalità fra le potenze cristiane, al di là delle incertezze dell'alleanza fra Spagna, Venezia e Papato, al di là di una visione unitaria che l'Occidente, coevo alla battaglia, non possedeva. Una vittoria mediatica dalle conseguenze ancora più durevoli della vittoria militare.
Come in Altai, dei Wu Ming, (non a caso situato storicamente nello stesso quadrante "caduta di Cipro-battaglia di Lepanto") la realtà storica nasconde la complessità dei reali giochi di potere, così in Lepanto abbiamo una chiara visione della complessità dei rapporti fra Storia apparente e Storia segreta.
Su tutto vigila il fantasma di Marcantonio Bragadin, altra icona granguignolesca dell'immaginario collettivo.
Un libro.
Lepanto (La battaglia dei tre imperi), di Alessandro Barbero (Laterza).
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