Point Lenana. Come nasce questa collaborazione narrativa tra Wu Ming 1 e Roberto Santachiara?
Nasce da un’intuizione folle
di Roberto Santachiara che mi fece leggere Fuga
sul Kenia, di Felice Benuzzi e mi disse che, a questo proposito, mi doveva
proporre una cosa. Ho letto quel libro e mi è piaciuto subito. Fuga sul Kenia era una sorta di
ossessione che da tempo accompagnava Roberto. C’erano da scoprire e ricostruire
accenni, punti di contatto, momenti nascosti e a volte criptici del passato di
Benuzzi. Fuga sul Kenia rappresentava
una specie di “evento matrice”, un evento che poteva aprirsi su altre storie,
altre narrazioni. Roberto aveva bisogno quindi di un narratore che sapesse muoversi
tra gli archivi, le storie, i documenti. E poi mi ha proposto di andare con lui
sul monte Kenya. Da questi fatti nasce la collaborazione che ha portato alla
stesura di Point Lenana.
Come avete collaborato, in senso propriamente tecnico,
tu e Roberto Santachiara?
Roberto è stato il creatore,
il portatore di questo “evento matrice”. Ha animato la volontà di giungere a questa
narrazione. È stato sempre presente e sempre molto vicino a questa creazione. Ci siamo continuamente confrontati. Io mi sono fatto carico dell’onere dell'organizzazione e della stesura in senso narrativo.
Il collettivo Wu Ming, penso a quello che teorizzate
da sempre, come per esempio nel vostro saggio New Italian Epic, interpreta il
divenire storico trasfigurandolo in quello che definisce “sguardo obliquo”.
Come si incardina Point Lenana in
questa definizione?
Point Lenana
è l’apoteosi dell’obliquità. È l’opera che inizialmente ha lasciato più perplessi diversi lettori "storici", poteva sembrare una bizzarria. Una serie di storie incastonate le une nelle altre e
che ha dovuto in qualche modo perforare la membrana, il feedback che c’è tra
noi e la comunità dei nostri lettori. Point
Lenana è il frutto di quattro anni di lavoro fitto. C’era la necessità di
risolvere problemi di montaggio, di coordinamento tra le storie, tra i piani
narrativi. Point Lenana rappresenta
appunto quel nostro “sguardo obliquo” sul Novecento. Attraverso la storia di
Felice Benuzzi raccontiamo l'irredentismo, il fascismo, il ruolo dell'Italia nella seconda guerra mondiale, la guerra fredda, il colonialismo.
Quanto per i Wu Ming è importante la ricerca dei punti
sconosciuti, delle interzone, di quelle che si possono quasi definire fratture
spaziotemporali del divenire storico?
Per noi sono luoghi e momenti
fondamentali ai fini di quello che definiamo lo “sguardo obliquo”. Raccontare
la grande storia attraverso le piccole storie. A differenza dei romanzi
ucronici, che presentano una realtà storica completamente alternativa, noi scriviamo romanzi
ucronici potenziali. Raccontiamo vicende che si sviluppano in quei momenti storici nei quali tutto può
ancora accadere, biforcazioni temporali in atto, dove potenzialità in divenire possono
ancora evolversi verso differenti direzioni.
Nelle vostre opere trovano spazio contaminazioni e
ibridazioni letterarie, storiche, narrative. È questo il traguardo a cui doveva
arrivare il romanzo dal suo punto di partenza, quello cioè del romanzo
dell’Otto e Novecento?
È difficile dirlo perché la
definizione stessa di romanzo è diventata sempre più inclusiva. Nel Novecento,
per esempio, vengono definiti romanzi opere che invece non sarebbero state
definite tali nell’Ottocento. Il canone romanzo si è ampliato e oggi la
definizione della sua struttura è molto sfuggente. La definizione di questa
categoria è ancora aperta e in continua mutazione anche spaziotemporale.
Pensiamo a un romanzo del Settecento come il Tristram Shandy di Sterne, che ha
caratteristiche simili a certe avanguardie che sono apparse solo due secoli
dopo. Io stesso non saprei come definire Point
Lenana, non mi sentirei di etichettarlo, di inserirlo in una categoria.
L’importante è comunque raccontare storie. Con qualunque mezzo.
Mi pare di ricordare che i Wu Ming lavorassero a un
nuovo romanzo, un romanzo che prendeva le mosse da un’altra interzona storica,
gravida di sviluppi e di sguardi obliqui: la rivoluzione francese. A che punto
è questo progetto?
Lo consegneremo a dicembre e,
se tutto va bene, uscirà ai primi di marzo del 2014. E' un romanzo su ipnosi e
Terrore (il Terrore robespierriano). Uscirà sempre per i tipi di Einaudi Stile
Libero e si intitolerà L’armata dei
sonnambuli.
Nessun commento:
Posta un commento