Come un Borges intento a costruire un gioco di specchi
sui confini della parola o un Bolaňo immerso nella costruzione di un libro-universo
che nasca dalla carnalità della vita, così Diogo Mainardi edifica una struttura
narrativa dove circolarità temporali, drammi personali, tracce pittoriche e
letterarie, pop e postmoderne danno alla luce un libro-romanzo-saggio dalle
tonalità particolari e dalle forme genialmente originali.
Perché l’Autore trasfigura la tragica fatalità che è
all’origine di questa narrazione in matrice produttiva di eventi e di ricordi e
di connessioni, eventi, ricordi e connessioni che sono personali e anche patrimonio condiviso dell'umanità tutta, quasi che la stessa parola scritta possa divenire macchina per ricongiungere
altre connessioni, connessioni che hanno bisogno di essere curate e coltivate.
Libro-simbolo che diventa congegno, soggetto e oggetto
di rimembranze, libro-medicina che come strumento nelle mani di uno sciamano letterario
si trasforma in veicolo di nessi, legami e concatenazioni, La caduta trae la sua forza, la sua potenza narrativa, proprio dalla
sua impossibilità di essere incasellato in una definizione letteraria,
impossibilità che diviene momento estremo di libertà compositiva.
I 424 passi che compongono questo testo sono, nel
contempo, i passi dell’Autore, i passi del figlio, i passi dei lettori e i
passi di una composizione narrativa dove la parola e le connessioni letterarie,
artistiche e culturali convergono verso la creazione di un romanzo universo che
come le Wunderkammer cinquecentesche si pone l’obbiettivo di essere territorio
di composizione del tutto, attraverso l’esplorazione di quel luogo mediano che
sta a metà strada tra l’infinitamente piccolo e l’infinitamente grande e che è
il momento di comprensione del mistero della vita, così come avrebbe immaginato
Giordano Bruno.
Affascinante e misterico allo stesso tempo, La caduta va ben oltre ogni definizione,
creando a sua volta l’esempio di una nuova e forte forma narrativa.
Un libro.
La caduta. I ricordi di un padre in 424 passi, di Diogo Mainardi (Einaudi).
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