Un’invettiva. Un lamento epico. Una storia corale dove la terra e le pietre si mescolano con la carne e con il sangue. Un racconto dolente dove la vita si mescola con la malattia e con la morte.
Una vicenda tragica nella sua semplicità e semplice nella sua tragicità dove le radici, una volta tagliate, continuano a sanguinare e a nulla vale il ritorno, perché è un ritorno senza speranza.
Il pittore usa il colore per farci osservare quello che scruta. Andrea Di Consoli usa la parola come una pennellata che stende una tinta forte e grezza, dove lo stile si trasforma in verbo e il verbo si trasforma in sentimento.
Una volta, neanche tanto tempo fa, eravamo noi italiani ad andarcene via. Chissà se siamo mai ritornati.
Un libro.
Il padre degli animali, di Andrea Di Consoli (Rizzoli).
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