mercoledì 8 maggio 2013

Blade Runner, un film, di William Burroughs (Mimesis Edizioni)


Sublimi e deliziose imposture, destrutturazioni del romanzo moderno e postmoderno, tecnica del cut- up portata alle sue letterarie (e perciò definitive nel senso dello stilema borgesiano) estreme conseguenze. Vogliamo sempre sapere tutto di Burroughs, seminatore incessante di affascinanti posture narrative, affastellatore instancabile di definizioni che (ri)vivono incessanti nella leggenda della cultura pop, nella leggenda della cultura underground, angosciosamente vitali come i riflessi dissezionati degli esseri psichici (o psicotici) che popolano la base spaziale di Solaris.
Mimesis dà alle stampe questa sceneggiatura, questa zona letteraria temporaneamente autonoma, paradigma hakimbeyano totalizzante. E così come l’espressione Heavy Metal fu mutuata e lanciata nell’universo fonico proprio da produzioni burroughsiane, così Ridley Scott si innamora del titolo (Blade Runner) di questa manifestazione letteraria del grande beatnik (definizione comunque riduttiva per Burroughs) e ne enuclea il titolo applicandolo con copia incolla geniale (autorizzato, ça va sans dire, dall’Autore delle passate e tragiche esperienze tangerine) a quella che fu la consacrazione filmica di Philip Dick.
Caleidoscopio assoluto di allucinatorie espressività, grembo gravido di tutto ciò che nasce dalle correnti sotterranee della letteratura, congegno assoluto di enunciazioni nascenti dal subliminale e acido universo delle teorie del complotto alla Cointelpro, questa sceneggiatura-romanzo-racconto breve si staglia come una struttura reichiana che tutto comprende.
Molto prima dei postmoderni, molto prima di Leary, molto prima di contenitori clandestini come la Amok Press.
Seduto in una stanza disadorna al numero 9 di rue Gît-le-Coeur, Burroughs ci guarda con la stranita consapevolezza di chi ha conosciuto l’inconoscibile.
Un libro.
Blade Runner, un film. La sceneggiatura inedita di un grande scrittore di fantascienza, di William Burroughs (a cura di Riccardo Gramantieri), (Mimesis Edizioni).

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