Domande
si affacciano spesso alla memoria di chi legge. Memoria del lettore che
conserva e rifiuta, analizza e ritiene, soffre e si entusiasma. Memoria che è software di
un’unità carbonio senziente, database organico, luogo razionale che contiene
tutta l’irrazionalità ragionevole delle parole lette, condivise, amate, odiate,
a volte addirittura rifiutate. Scansione randomizzata di narrazioni, di storie,
di trasfigurazioni spaziotemporali. Perché leggiamo Roberto Bolaňo? Perché desideriamo
perderci in quel deserto acido e urbanizzato, in quelle ramblas assassine, in
quel mantra letterario che cita autori e opere in un gioco di specchi
borgesiano dove la realtà e la finzione convergono simbioticamente verso
un’architettura affascinante che, come una Sagrada Familia letteraria,
affastella sanguinanti golpe cileni, afflizioni estreme messicane,
agghiaccianti scenari ispanici che fondono il terrore della tragicità umana con
le profondità verticalizzate e senza fondo di una pop art alla Tijuana Bible
che raccoglie oscure leggende metropolitane e abissi poetici? Roberto Bolaňo.
Anche i nomi degli autori convergono nel database organico che è la memoria del
lettore e, così come i nomi degli scrittori, così i titoli dei romanzi iniziano
a vivere di vita propria, affrancandosi dal loro stesso contenuto sino a
diventare realtà nominalistica che nel nome vive. Roberto Bolaňo. Don DeLillo
conosce la potenza estrema dei nomi (travasata nel suo romanzo che così si
intitola: I nomi), il loro iconico
potere, la loro consanguineità con la vita e anche con la morte. Spesso si
affiancano Bolaňo e DeLillo scrivendo di postmodernità, testimoniando così che,
al di là poi di una verifica che fine non può mai avere, i nomi sono la realtà
e i nomi degli autori sono (diventano) le loro storie e le loro stesse vite.
Consanguineità con la vita e con la morte. Ecco perché leggiamo Bolaňo.
Testimone, creatore, narratore, fiera e domatore, vittima e carnefice. Bolaňo è
stato tutto questo, è tutto questo. Mappatura estrema e di confine (confine
stilistico, di genere, ma anche confine lucidamente invalicabile tra ciò che è
e ciò che non sarà più), territorio prodromico e al contempo definitivo, Tra parentesi è l’interzona
burroughsiana in cui possiamo osservare tutto ciò che Roberto Bolaňo ha
costruito nel suo edificio narrativo. Saggio, raccolta, testo in cui si fondono
le ossessioni, i miraggi, le fonti, i bilanci senza speranza, Tra parentesi non può mancare nel
database organico dei lettori del grande scrittore cileno.
Un libro.
Tra parentesi, di Roberto Bolaňo
(Adelphi).
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