C’è un demone che vive e abita in tutte le pagine, in tutte le storie. C’è un demone che vive e abita in tutti i lettori, in tutti i libri. C’è un demone che vive e abita in tutte le trame, in tutte le frasi. C’è un demone che si perpetua senza fine alcuna attraverso i secoli. C’è un demone che ci guarda, con il sorriso tragicamente segnato sulle labbra pallide. E che ci osserva fintamente benevolo dagli anfratti più celati di ogni narrazione. Un demone che, con dolore, rassegnazione e nascosto godimento, compie il definitivo atto di possederci. E di possedere chi scrive e chi legge. E di possedere così l’umanità tutta che, da sempre, arde dal desiderio di raccontare e di raccontarsi. E nutrendosi di quel desiderio geneticamente stampato in ognuno di noi, lentamente se ne impadronisce sino a diventare, forse con sua stessa tragica ritrosia, la storia, la narrazione stessa.
C’è un demone che, con sapiente e ributtante accoglienza, si accoccola sulle nostre spalle di lettori, di scrittori, di cantastorie e come le Tre Madri di De Quincey si abbevera della nostra inutile speranza, assaporando e nutrendo se stesso della nostra vana rincorsa verso la parola.
C’è un demone che trasforma ogni libro in se stesso e, attraverso la lettura, penetra la sottile membrana che separa ogni lettore dalla sua storia, perché, per il lettore, ogni libro racconta la storia di quel lettore che sta leggendo, inconsapevolmente, di se stesso.
C’è un demone che ha assunto con sapiente pazienza le forme di uno scrittore. C’è un demone che ha scritto un libro attraverso le mani e gli occhi di quello scrittore. C’è un demone che è arrivato sino a me, che quel libro ho letto e che di quello scrittore ho bevuto ogni parola. Adesso, dopo aver letto quel libro, so che il demone esiste. Grazie a quel libro e a quello scrittore ho imparato a riconoscere il demone. Adesso so che c’è. Ho imparato a dominarlo ma, ogni volta che i miei occhi si posano sulla riga di un libro, il demone mi guarda da lontano con consumata tristezza.
Un libro.
Fantasmagonia, di Michele Mari (Einaudi).
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