Andare in cerca di una legge narrativa che, come la famosa teoria della fisica, riesca a spiegare il senso della vita e tenti di ricomprendere il tutto è sempre stata impresa difficile, spesso sfuggita a romanzieri di onorata e lunga carriera. Ebbene, con pennellate al contempo leggere e incisive, con parole al contempo lievi e potenti, con uno stile al contempo scarno e corposo, Elizabeth Strout riesce magistralmente a superare questa sfida con questo bellissimo Mi Chiamo Lucy Barton. La malattia, gli affetti, gli amori, la povertà, il rapporto tra metropoli e provincia americana, la tragica e atroce presenza paterna, la complessa e tuttavia affettuosa figura materna, da qui prende le mosse questa narrazione che, nel suo sempre più coinvolgente divenire, lentamente ammalia il lettore e lo conduce amichevolmente per mano facendogli compiere un viaggio che ha come meta il virtuoso intrecciarsi delle anime dell'Autrice e di chi la legge.
Mi chiamo Lucy Barton è romanzo che riesce a coniugare in sé, e lo fa con rara capacità, sia le dominanti, e problematiche, visioni che albergano da sempre nella società e nell'immaginario americano, sia il caleidoscopico mutare della loro interpretazione e descrizione che è elemento distintivo e unificatore della miglior letteratura americana.
Elizabeth Strout fa risorgere la grande epopea degli Steinbeck e dei Dos Passos e la immerge nella forte e angosciante prova delle short stories hemingwayane, liberandola però del machismo eroico di queste ultime e rivivificando il minimalismo carveriano sfuggendo tuttavia intelligentemente dalla trappola della sua troppo enigmatica solitudine. Interessante e particolare è poi l'intrecciarsi dei piani temporali e di quelli narrativi nei quali si mimetizza l'esperienza editoriale e l'amore per i libri dell'io narrante che velatamente cela le passioni letterarie e il rapporto quasi simbiotico con i libri che è certamente parte fondamentale della vita dell'Autrice stessa.
Il frutto di tutto ciò è un romanzo miracoloso, unico ed estremamente coinvolgente. Un miracolo narrativo che, come pochi altri, riuscirà, una volta che sarà arrivato all'ultima pagina, a rendere migliore ogni lettore.
Un libro.
Mi chiamo Lucy Barton, di Elizabeth Strout (Einaudi).
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