Una Svizzera dissimulata, particolare, quasi onirica, intersezione di mondi arcaici e moderni al contempo. La canicola dell'estate del 1976 è lo scenario che cristallizza in un attimo di angosciante sospensione l'incrociarsi di destini sì apparentemente immobili ma tuttavia protagonisti loro malgrado di una tragica mutazione che scardina le vite e le anime. Quello che Roland Buti narra è un universo parallelo a quello della disarticolazione del romanzo messo in scena da Friedrich Dürrenmatt nei suoi libri o a quello silenziosamente allarmante che Claude Goretta presenta nei suoi film, altri due autori elvetici che descrivono una Svizzera circostanziata da ombre opprimenti, da strane attese, da presenze soffocanti. La campagna apparentemente quieta che Roland Buti racconta è gravida di incomprensioni celate, di speranze esplosive, di desideri tracimanti nella impossibile trasgressione e cocciutamente conservati nel silenzio. Uomini, donne, ragazzi, ragazze, animali, alberi, sono tutti a loro modo protagonisti di una lenta fusione di aspettative tradite e di volontà di fuga mai messe in opera. Tutti gli esseri viventi, costretti a rimanere incardinati nel posto loro destinato da un fato atavico e millenario, un fato modellato da secolari tradizioni che albergano tra i pascoli e i monti della Confederazione Elvetica, sono indotti bruscamente a fare i conti con una caldissima estate che si manifesta improvvisa come il segno chialistico di un demiurgo che ha deciso di far crollare le secolari immobilità di questa terra chiusa tra le fredde verticalità alpine. Alla fine tutto sarà definitivamente mutato e nulla potrà mai essere come prima. Da un lato una madre sceglierà il proprio destino accanto a una donna, abbandonando la famiglia, dall'altro la più vecchia giovenca della fattoria sceglierà la morte per inedia rimanendo immobile nella calura. Nel mezzo i vecchi moriranno, i padri abdicheranno definitivamente al loro arduo ruolo. Solo qualche giovane diverrà padrone del proprio destino. Chi non ci riuscirà rimarrà lì a metà dell'orizzonte, preso dall'inesorabile divenire del tempo, a testimoniare con la propria inevitabile decadenza fisica come ogni cosa sia da tempo immemorabile destinata a cambiare.
Un libro.
A metà dell'orizzonte, di Roland Buti (Calabuig).
Nessun commento:
Posta un commento