Quella lettera greca che segna e denomina geograficamente la foce del Nilo, il Delta, delimita con la metropoli de Il Cairo lo scenario di questo romanzo di Sonallah Ibrahim in cui millenarie mutazioni portano oggi alla definizione di una narrazione che si snoda nell’Egitto contemporaneo attraverso le tre presidenze di Nasser, di Sadat e di Mubarak, trinità politica che demarca i decenni in cui si sviluppano le vite quotidiane dei personaggi.
Zhat, figura femminile con tutte le sue gioie, i suoi dolori, le sue aspettative e le sue delusioni opera come delicato fulcro di una storia in cui la forte ironia dell’Autore scopre lentamente il manto propagandistico della storia politica, portando alla luce la fatica di vivere in una realtà complessa, caratterizzata dai contrasti religiosi, dagli arcaismi sociali ancora presenti, dal peso del neocolonialismo economico, dalla presenza della corruzione politica e burocratica. Zhat è prima bambina, poi ragazza, poi donna matura con marito e figli e parenti insopportabili e vicini ingombranti e compagni di lavoro supponenti, in un caleidoscopio di strade, di quartieri prima residenziali e poi fatiscenti, alle prese con la perenne crisi economica che deturpa il bilancio familiare e le aspettative future e con il rapporto forse amaro con un marito che si arrende alla vita mentre lei continua, malgrado tutto, a combattere. Con una narrazione che ricorda la grandezza onnicomprensiva di Dostoevsky e il tragico umorismo di Gogol, Sonallah Ibrahim segue l’intreccio delle vite, lo scorrere del tempo, la circolarità di avvenimenti che forse sono destinati a non avere mai un futuro di redenzione. Tra ogni capitolo si innestano brevi comunicati stampa di accadimenti sociali, politici, di corruttela, di prevaricazione di multinazionali statunitensi ed europee, di leader politici e religiosi che perseguono i loro privati interessi ammantandosi di propagandistici e artefatti proclami per il bene della nazione e dell’Islam, comunicati stampa che fondono la corposità di un romanzo che ricorda i classici dell’Ottocento con la rivoluzionaria tecnica del romanzo postmoderno, in una unione narrativa che trasfigura il romanzo stesso in specchio della società che racconta. Le stagioni di Zhat è romanzo sì, ma anche e soprattutto strumento di comprensione del mondo arabo, un mondo con cui da sempre l’Occidente deve confrontarsi.
Fernand Braudel definì il Mediterraneo una “pianura liquida”. Leggere Sonallah Ibrahim ci permette di comprendere cosa si cela ai confini islamici di questa pianura.
Un libro.
Le stagioni di Zhat, di Sonallah Ibrahim (Calabuig).
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