Sebastiano Vassalli l'avevo incontrato cinque anni fa, a Pavia, in occasione di un seminario sull'editoria. Era in compagnia di Roberto Cicala, editore di Interlinea e suo profondo amico. Mia madre stava morendo e io, con la mia povera fede riposta nei libri, ero andato ad assistere a quell'incontro nella speranza di ottenere un momento di requie dalla mia disperazione. Gli avevo fatto avere la mia recensione del suo Le due chiese e lui mi disse che l'aveva già letta, inoltratagli dall'ufficio stampa di via Biancamano e che ne era rimasto molto contento. Ma la dissezione temporale degli avvenimenti mi fa ricordare ora che l'avevo già incontrato a Voghera, un anno o forse due prima, in occasione del conferimento del Premio Jean Giono, in quella cittadina oltrepadana che, come la Lomellina e Novara, era uno dei territori di "nuovo acquisto" del Piemonte dopo la pace di Utrecht del 1713. Ed è proprio quella pianura che da Novara scende verso il Po, attraversando la Lomellina, con la ferita aperta e longitudinale dell'Agogna, a diventare il buen retiro dove Vassalli, genovese di nascita, si era rifugiato, tra gli odori del riso e le nebbie della pianura novarese, in quella posizione dell'anima che avrebbe poi descritto in due fondamentali libri editi da Interlinea, Terre d'acque. Novara, la pianura, il riso e Un nulla pieno di storie. Ricordi e considerazioni di un viaggiatore nel tempo.
Nella terza parte (La parte degli editori) della mia trilogia de La parte di niente, che è in attesa di pubblicazione, c'è anche lui e, per quelle intersecazioni dei destini che solo i libri sanno dare, ho consegnato qualche giorno fa la mia recensione de La chimera, che uscirà nel numero di settembre de Il Colophon. Rivista di letteratura di Antonio Tombolini Editore.
Oggi la pianura è triste. Che la terra ti sia lieve Sebastiano Vassalli, scrittore immortale.
Nessun commento:
Posta un commento