Come si legge nell'editoriale di Officina Marziani:
Dalla nostra Officina, escono solo pezzi unici: romanzi, storie, racconti, forgiati in ottimo italiano da bravi scrittori. Autori che, pur dotati di talento, conoscono anche la fatica quotidiana del tavolo di scrittura e l’alchimia del sogno. Perché prima di tutto siamo lettori impenitenti, sognatori a occhi aperti.
Officina Marziani è una collana di storie. Storie capaci di abbracciare, mordere, schiaffeggiare, riflettere, nuotare in apnea. Ovvero, per dirla con le parole dello scrittore americano David Forster Wallace, far provare quella stretta allo stomaco che è poi il motivo principale per cui leggiamo.
Abbiamo titoli di scrittori di razza, ma non guardiamo il pedigree dell’autore, scommettiamo sul genio, sulla narrazione e sulla potenza della scrittura.
Non ci importano i generi, cerchiamo di starne fuori, ci interessano solo due cose: la parola che indaga, come nella tradizione letteraria europea, e la trama che avvince, come nei grandi scrittori americani.
Dall’Officina Marziani ci impegniamo a far uscire solo libri capaci di portare chi legge fino all’ultima pagina, anche a costo di farlo piangere, sudare, soffrire, rotolarsi dalle risate, mangiarsi le unghie… Non abbiamo paura a sfidare le mode, a confrontarci con il mondo che ci circonda, a proporre storie inconsuete, a tentare la sorte, a uscire dai binari e dai cori, per colpire, appassionare, accendere un pensiero, rubare una lacrima. Ridare fiato alla narrativa italiana.
E quindi ecco L'odore del riso:
Un ex collaborazionista del regime militare argentino ritorna alla sua terra d’origine, la Lomellina, per compiere, forse, una vendetta contro chi lo ha iniziato in gioventù, alla pratica della sopraffazione e della violenza. Dopo il crollo del regime, che farà crollare anche le granitiche certezze politiche del protagonista, l’uomo torna in Lomellina alla ricerca della grande casa padronale del latifondista, suo comandante in Argentina e causa delle sue scelte sbagliate di vita. Il latifondista si è suicidato e la casa è abitata dalle sue due figlie che, separate da bambine, incarnano, ex ribelle la più anziana e integrata nel sistema la più giovane, i due significati estremi della vita del padre defunto. Un termine: “patotas”, ricorre come un mantra nella narrazione. In spagnolo vuol dire banda di ragazzini. Era il nome in codice che designava i gruppi paramilitari della polizia segreta argentina.Piani temporali si snodano tra un paesaggio desolato di una pianura italiana fatta di strade sbrecciate con la presenza di una raffineria che incombe su di esso e sui protagonisti come un’entità viva e demoniaca.
E come scrive qui lo stesso Michele Marziani:
L’odore del riso è il secondo romanzo di Angelo Ricci, pubblicato da Officina Marziani. Chi ci segue dal primo giorno ricorderà che è stato proprio questo autore a inaugurare questa collana con il suo splendido e duro Sette sono i re.L’odore del riso è ancora più bello e ancora più denso, cupo, sospeso in quella pianura dove Ricci intinge la penna per raccontare il suo personalissimo retrobottega dell’umanità della Bassa.L’odore del riso narra la storia di un ex collaborazionista della dittatura militare argentina.Dopo il crollo del regime, l’uomo torna in Italia, nel suo paese d’origine, in Lomellina alla ricerca della grande casa padronale del latifondista, suo comandante in Argentina e causa delle sue scelte sbagliate di vita.Il latifondista però si è suicidato e la casa è abitata dalle due figlie…Piani temporali si snodano tra un paesaggio desolato di una pianura italiana fatta di strade sbrecciate. Su tutto una raffineria che incombe sul territorio e sui protagonisti come un’entità viva e demoniaca. Da rimanere svegli la notte per arrivare in fondo.
Qui la pagina facebook dedicata a L'odore del riso.
Che dire? Buona lettura!
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