Se l’universo è in continua espansione verso un infinito che sfugge a ogni umana comprensione e se, quando osserviamo il cielo stellato, siamo testimoni della continuità spaziotemporale che dal nulla oscuro e insondabile del tempo di Planck giunge fino ai fotoni appena nati che segnano il divenire di un presente che è frutto del futuro e testimone del passato e se, come aveva compreso Giordano Bruno, il microcosmo altro non è se non l’immagine del macrocosmo, ecco che, in quell’universo di parole e storie e sentimenti che unisce in un punto misterico e affascinante l’anima dei lettori e quella dei libri che hanno letto, che leggeranno e che forse, in una deliziosa maledizione condivisa dal destino, sanno che non riusciranno a leggere mai, appare un libro che è pulsar, vedetta galattica, avamposto ardimentoso di quello stesso universo di parole e di storie.
Libri che appaiono e scompaiono nel flusso dei tempi storici come un fiume carsico pieno di significati nascosti, avventure di tipografi e stampatori, vicende complesse di librai che rischiano esistenze e capitali nel nome della parola scritta, biblioteche che, come infiniti scrigni borgesiani, nascondono avventure in cui la vita degli uomini e quella dei libri sono unite in u ’insondabile destino i cui limiti sono sconosciuti perché sconosciuti devono essere. Saggio, romanzo, libro che si fa strumento e strumento che si trasfigura esso stesso in libro, così come si sono trasfigurati tutti i libri che in questo medesimo libro sono contenuti e raccontati. L’alba dei libri è il rapporto ultimo e definitivo che racchiude in sé tutte le anime che vanno a comporre quel misterioso cosmo che vive nel e della insopprimibile volontà che l’umanità, fin dalla sua insondabile comparsa come soggetto portatore della consapevolezza della materia, conduce con sé e verso sé.
Un libro.
L'alba dei libri, di Alessandro Marzo Magno (Garzanti).
Nessun commento:
Posta un commento