Purtroppo Nardini ha ragione da vendere. Se l’autore sta fermo il libro non si muove. Ma come dovrebbe muoversi l’autore? Facebook e Twitter sono strategici nella misura in cui l’autore è già conosciuto al di là della mura digitali delle due fortezze social. Se il tuo nome fa già parte dell’immaginario dei lettori (perché ti pubblica una grande casa editrice, perché dei tuoi libri parlano Repubblica e Corriere) allora Facebook e Twitter diverranno strumenti imbattibili e la gente farà la fila a mettere like e a commentare i tuoi status, magari nella speranza di un tuo commento o perché no nella speranza che tu li noti e gli dica massì mi faccia leggere un po’ il suo manoscritto in cerca di editore (e d’altra parte la gente ha pure ragione, il selfie se lo fa con stella del Real Madrid, mica col centravanti della Virtus Pincopallo). Altrimenti sarai soltanto uno dei centomila scrittori che urlano su internet il titolo del loro ultimo libro e magari un like dalla zia lo ricevono pure. Le librerie presentano in gran parte solo scrittori che possono garantire delle vendite e hanno ragione, mica possono darti tempo e spazio se poi a vederti non viene nessuno? E i festival letterari? Non sono così sicurissimo che qualsiasi scrittore ci possa andare, a meno che non si stia parlando di andarci come pubblico, ma io quello lo faccio già a qualsiasi festival o manifestazione letteraria. Non ci vuole granché, ad andarci come pubblico. Il problema è ad andarci come invitati e allora si ritorna al discorso di prima. In buona sostanza Facebook, Twitter, i social sono strategici per uno scrittore che faccia già parte (per bravura o fortuna) di una struttura che lo sostiene. Per lo scrittore che non si trova al centro di questa struttura l’unica cosa è accontentarsi del like della zia.
giovedì 24 luglio 2014
Ma Facebook e Twitter servono allo scrittore?
Leggo una interessante intervista all’agente letterario Marco Nardini. In particolare mi colpisce questa frase: Se l’autore sta fermo è difficile che il libro si muova. Stessa cosa se sta fermo l’ufficio stampa, certo, ma credo che forse oggi sia più importante che si sappia muovere bene l’autore, i mezzi a disposizione ci sono per tutti: Internet, festival letterari, incontri con il pubblico, iniziative originali.
Purtroppo Nardini ha ragione da vendere. Se l’autore sta fermo il libro non si muove. Ma come dovrebbe muoversi l’autore? Facebook e Twitter sono strategici nella misura in cui l’autore è già conosciuto al di là della mura digitali delle due fortezze social. Se il tuo nome fa già parte dell’immaginario dei lettori (perché ti pubblica una grande casa editrice, perché dei tuoi libri parlano Repubblica e Corriere) allora Facebook e Twitter diverranno strumenti imbattibili e la gente farà la fila a mettere like e a commentare i tuoi status, magari nella speranza di un tuo commento o perché no nella speranza che tu li noti e gli dica massì mi faccia leggere un po’ il suo manoscritto in cerca di editore (e d’altra parte la gente ha pure ragione, il selfie se lo fa con stella del Real Madrid, mica col centravanti della Virtus Pincopallo). Altrimenti sarai soltanto uno dei centomila scrittori che urlano su internet il titolo del loro ultimo libro e magari un like dalla zia lo ricevono pure. Le librerie presentano in gran parte solo scrittori che possono garantire delle vendite e hanno ragione, mica possono darti tempo e spazio se poi a vederti non viene nessuno? E i festival letterari? Non sono così sicurissimo che qualsiasi scrittore ci possa andare, a meno che non si stia parlando di andarci come pubblico, ma io quello lo faccio già a qualsiasi festival o manifestazione letteraria. Non ci vuole granché, ad andarci come pubblico. Il problema è ad andarci come invitati e allora si ritorna al discorso di prima. In buona sostanza Facebook, Twitter, i social sono strategici per uno scrittore che faccia già parte (per bravura o fortuna) di una struttura che lo sostiene. Per lo scrittore che non si trova al centro di questa struttura l’unica cosa è accontentarsi del like della zia.
Purtroppo Nardini ha ragione da vendere. Se l’autore sta fermo il libro non si muove. Ma come dovrebbe muoversi l’autore? Facebook e Twitter sono strategici nella misura in cui l’autore è già conosciuto al di là della mura digitali delle due fortezze social. Se il tuo nome fa già parte dell’immaginario dei lettori (perché ti pubblica una grande casa editrice, perché dei tuoi libri parlano Repubblica e Corriere) allora Facebook e Twitter diverranno strumenti imbattibili e la gente farà la fila a mettere like e a commentare i tuoi status, magari nella speranza di un tuo commento o perché no nella speranza che tu li noti e gli dica massì mi faccia leggere un po’ il suo manoscritto in cerca di editore (e d’altra parte la gente ha pure ragione, il selfie se lo fa con stella del Real Madrid, mica col centravanti della Virtus Pincopallo). Altrimenti sarai soltanto uno dei centomila scrittori che urlano su internet il titolo del loro ultimo libro e magari un like dalla zia lo ricevono pure. Le librerie presentano in gran parte solo scrittori che possono garantire delle vendite e hanno ragione, mica possono darti tempo e spazio se poi a vederti non viene nessuno? E i festival letterari? Non sono così sicurissimo che qualsiasi scrittore ci possa andare, a meno che non si stia parlando di andarci come pubblico, ma io quello lo faccio già a qualsiasi festival o manifestazione letteraria. Non ci vuole granché, ad andarci come pubblico. Il problema è ad andarci come invitati e allora si ritorna al discorso di prima. In buona sostanza Facebook, Twitter, i social sono strategici per uno scrittore che faccia già parte (per bravura o fortuna) di una struttura che lo sostiene. Per lo scrittore che non si trova al centro di questa struttura l’unica cosa è accontentarsi del like della zia.
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