Storia toscanissima e toscanaccia, trama cupa e ritratto al contempo di una fascistizzazione fiorentina e italiana, dagli echi e dalle tonalità marcate e angoscianti, scritta con un linguaggio sorvegliato e innovativo. Quasi una summa della letteratura tenebrosa che riverbera echi di romanzi dell’Ottocento estremo, come se lo stesso Lovecraft avesse, al posto del Manzoni, sciacquato i panni in Arno. Escatologie tanatologiche che presentano descrizioni geniali (quella ostensione delle membra di cera di esseri che si appalesano allo studio di anatomisti e di cercatori di bramosie morbose e che vivono in quel confine abitato da ciò che non è più) e connessioni anatomopatologiche tra il positivismo scientista della Specola e i riti iniziatici di un antico e misterico Egitto. Rimandi a luoghi nascosti della letteratura, a siti occulti dell’architettura che, come una incisione del Piranesi o il dipinto di un rovinista settecentesco, ci conducono per mano verso la manifestazione orrorifica di una wunderkammer della carnalità violata, collezionando visioni degne degli scorticati di Fragonard, in un continuo cesello linguistico che dipinge con le parole un singolare affresco di affabulazione misterica.
I marmi sfugge sapientemente a ogni classificazione, assurgendo a opera unica che si pone in un affascinante confine di contaminazioni filologiche, culturali e storiche.
Dialoghi dai quali nascono personaggi che si impongono all’attenzione del lettore, brani di comizi, di articoli di gazzette dell’epoca, di citazioni storiche e burocratiche portano il lettore a compiere un vero e proprio viaggio nel tempo, verso quei primi anni Venti che videro la stessa Italia sottoposta a un’autopsia politica e sociale che ne segnò per sempre un destino marchiato da quelle ferite che dai singoli si estesero alla intera collettività e viceversa, in uno scambio quasi rituale di lugubre violenza.
Gli Autori, come eterni Semmelweiss, vanno in cerca dell’origine del male, consapevoli che per batterlo non sarà sufficiente una banale asepsi dei corpi, bensì una, ben più difficile, delle anime. E il lettore, avvolto nella lucida oscurità di questa metalettura, ne rimarrà segnato nel profondo.
Un libro.
I marmi, di Carlo Campani e Paolo Cecchini (Narcissus).
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