Cari amici,
vorrei raccontarvi un po' il
percorso di questo anomalo Centro Studi, intitolato al più anomalo degli
scrittori italiani: Giorgio Manganelli.
Nell'anno 2010 cadeva
l’anniversario dei vent’anni dalla morte di Giorgio Manganelli, scrittore, giornalista
e quant’altro, nonché mio padre.
Ma essendo mio padre un
personaggio fuori dalle regole possiamo autonomamente decidere che Manganelli
non ha bisogno di una ricorrenza per essere s-commemorato.
Quindi abbiamo programmato e
messo in essere degli eventi, vuoi per ricordarlo, vuoi per farlo conoscere a
un pubblico più vasto. Infatti il mio sogno è sempre stato quello di
“snicchiarlo” (chissà se questa espressione gli sarebbe piaciuta), cioè di
toglierlo da quella “nicchia” in cui è stato messo sia per la sua obiettiva
difficoltà, sia per la sua indubbia “scomodità”.
A Roma, il 5 Maggio 2010,
presso la Casa delle Letterature in Piazza dell’Orologio, è stato inaugurato il Secondo Cantiere
Manganelli, che comprendeva un mostra di disegni ispirati a “Centuria”, varie
presentazioni di libri in uscita, un dibattito, e un documentario assolutamente
inedito.
A Milano, il 9 Maggio sempre
del 2010, presso l’Istituto Ciechi di Via Vivaio, è stata messa in scena,
naturalmente nel Teatro rigorosamente al buio, l’ “Intervista a Dio”, e
credetemi, un teatro “di parola” come quello di mio padre raggiunge, in un
simile ambiente, una suggestione assolutamente irripetibile.
L'11 novembre a Pavia, il
Centro Manoscritti e l'Università gli hanno dedicato una giornata di studi con
l'intervento di studiosi, appassionati e quant'altro. Il primo numero di
“Autografo” è stato dedicato agli atti di questo convegno.
Il 15 Novembre 2010 una
serata conviviale all'hotel Ala d'Oro di Lugo di Romagna, ha “festeggiato” il
compleanno del Manga.
Il 2 Dicembre 2010, a Milano, città dove
mio padre è nato e che sembra averlo dimenticato, è stata aperta una mostra
fotografica che ha ripercorso la vita di mio padre attraverso immagini
originali dell'epoca (e che ora desidererei far girare).
Altri eventi sono in fieri,
ci sto lavorando, credetemi con difficoltà difficilmente immaginabili. A molti
ho dovuto rinunciare per mancanza di fondi.
Il sito
(www.manganelli.altervista.org) è in stato messo in linea e comprende tutte le
informazioni, in tempo reale, utili e indispensabili per gli estimatori di mio
padre, che sono molto più di quelli che credevo.
Il 17 febbraio 2012 alla
Biblioteca Classense di Ravenna è stata inaugurata la mostra dei disegni per
“Centuria” di Paolo della Bella e una esposizione di tutte le prime edizioni
dei libri di mio padre e di tutti, o a quasi, il libri di mio padre tradotti in
lingua straniera.
Il 21 e 22 aprile 2012 a Roma è stato
organizzato un happening di manganelliani presso il Centro Sociale Brancaleone
dove si è potuto parlare, confrontarsi, visionare testi introvabili o
addirittura inediti, vedere filmati, che sono una vera rarità (forse nemmeno la
Rai si ricorda di averli fatti), ascoltare registrazioni e quant’altro ci fosse
venuto in mente. Evento che è stato sicuramente solo un punto di partenza per
“inventare” un modo nuovo per avvicinare i giovani e non solo alla letteratura.
Vi chiederete, allora, il
perché di questa mia lettera. Solo per informarvi di tutti questi eventi?… Purtroppo no.
Tutto questo sarà il canto
del cigno del centro studi che da tempo cerco di mettere in piedi.
Chi ha già avuto modo di
contattarmi sa bene che non mi sono mai tirata indietro, mi ha trovata sempre
disponibile a rispondere alle più svariate domande, a fare e inviare fotocopie,
copie di CD e DVD, a reperire e inviare copie di libri ormai esauriti da tempo
e quant’altro fosse utile e necessario…
Tutto questo a opera di un
Centro Studi che non è mai nato. Mi sovviene un aforisma di mio padre che forse
non ho mai capito bene come ora: “E’ incredibile il numero di cose che ha fatto
gente che non è mai nata!”. Ovviamente il Centro Studi non è mai nato, ma io
sì, e di tutto mi sono fatta carico in prima persona. E, credetemi, vorrei
continuare a farlo.
Ma… la gestione economica è
divenuta insostenibile… e la cultura, oggi come oggi non è certo sostenuta dal
pubblico, anzi… come mi disse una volta mio padre, tra il serio e il faceto:
“Vuoi fare cultura?… bene, fai pure, ma ricordati che sarai punita”.
Bene, la mia punizione
sarebbe abbandonare questa mia creatura, lasciar perdere, smettere di studiare
le carte di mio padre, di cercare, negli archivi più disparati, cenni del suo
passaggio. Smettere di dare tutto il sostegno possibile, e anche quello
impossibile, a giovani che su mio padre volessero laurearsi, e sono molti di
più di quanti si creda, o solamente avere notizie, parlarne, confrontarsi…
Smettere di cercare nelle varie emeroteche, redazioni di giornali e quant’altro
per reperire articoli e scritti, a volte fondamentali, di mio padre, che
altrimenti cadrebbero nell’oblio. Smettere di cercare, acquistare e sbobinare
cassette (che credetemi, hanno un prezzo proibitivo) della Rai che contengono
interventi di mio padre, interventi di cui non esistono dattiloscritti. Molti
degli ultimi libri pubblicati di mio padre sono nati così. Tutte cose che hanno
un costo, che comportano, oltre al tempo e alla passione, (e… il tempo si trova
e la passione non manca), anche delle spese vive: posta, viaggi, telefono, e
altro che non sto a elencarvi, che io, da sola, non sono in grado più di
sostenere.
Non cerco donazioni, né
grandi cifre, lungi da me l’idea, come qualcuno ha insinuato, che io voglia
speculare sul nome di mio padre, ma solo che gli amici, gli estimatori di mio
padre, secondo le loro possibilità, partecipino a questo lavoro, che, ne sono
convinta, sarà poi una ricchezza, culturale e di vita, per tutti.
So perfettamente che la
maggior parte di voi è formata da giovani e da studenti, ma il mare è fatto di
piccole gocce. Se chi vuole, senza nessun impegno né obbligo, partecipasse,
secondo le sue possibilità, forse potremmo, tutti insieme, far sì che questo
sogno non restasse un sogno, ma diventasse una realtà, potremmo fare in modo
che questo visionario autore, di cui molti di noi sentono la mancanza,
rimanesse vivo e vitale. Sapeste quante
volte, di fronte ad accadimenti attuali, mi sono chiesta: “Chissà cosa avrebbe
detto”, per poi scoprire che, magari trenta anni prima, lui “l’aveva già
detto”.
Quindi, per concludere,
quello che chiedo è che gli amici, secondo le loro possibilità, partecipino,
anche economicamente, alla nascita di questo Centro Studi che sarà poi a
disposizione di tutti.
Rimane inteso che sarà tutto
documentato e che i soci “benemeriti” di ora godranno poi di facilitazioni e
benefici.
Se tutto questo vi piace e vi
interessa, se pensate che ne valga la pena e che sia un peccato che il lavoro
svolto finora vada perso, fatevi sentire e ripartiremo.
A presto, spero. Lietta
Manganelli.
349 7789466
Se tutto quello che vi ho
raccontato vi ha convinto, se volete che tutto questo lavoro non vada perso,
potete intervenire di persona e impegnarvi a trovare altri sostenitori.
In che modo si può
intervenire?
Con una donazione e
conseguente iscrizione alla costituenda associazione (che verrà ufficializzata
al più presto).
La quota per l'iscrizione
minima è di 50 euro (30 per gli studenti, che, come è noto sono sempre ricchi
di entusiasmo ma poveri di pecunia).
La quota può essere versata
su una Poste Pay attivata a questo scopo. Tutto verrà registrato e l'iscritto
riceverà un tesserino attestante l' iscrizione.
Poste Pay
4023 6006 4164 1685
intestato a Manganelli Amelia
Antonia.
Onde evitare le lunghe file
alle poste è possibile ricaricare la Poste Pay anche presso i tabaccai. In
questo caso è necessario il mio codice fiscale:
MNGMNT47E60I153T
Eccovi anche i dati bancari
utili allo stesso scopo
Cassa di risparmio di Firenze
Filiale di Navacchio (Pisa)
IBAN IT77 Z061 6070 9510 0000
0004 248
BIC CRFIIT3F
Intestato a Manganelli Amelia
Antonia
Penso che un piccolo
sacrificio per il grande Manga sia possibile e doveroso.
In questi anni mi sono sempre
fatta carico io di tutto ma ora non mi è più possibile.
Grazie e a presto
Manganelli Amelia Antonia
detta Lietta
Possiamo farcela, se siamo
abbastanza folli da crederci. Lo siamo? Io credo di sì.
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