Accadimenti interessanti prendono forma nel rumore bianco dei canali della marea digitalizzata televisiva. Accanto alle eterne televendite, che da sole costituiscono una imprendibile fortezza postmoderna, c'è da tempo la reiterazione costante di alcune sitcom (I Robinson, Tre cuori in affitto), che hanno traghettato i Settanta verso gli Ottanta. Sitcom di cui vengono trasmesse le annate complete, dalla prima all'ultima puntata e poi, una volta finite, riprendono ancora, dalla prima all'ultima puntata, in blocchi di cinque, sei, dieci puntate a serata, in una narrazione senza soluzione di continuità. Una vera e propria installazione pop, un mantra digitale delilliano che ricorda la video installazione di Douglas Gordon, 24 Hour Psycho, che rallenta e dilata in ventiquattro ore il celebre film di Hitchcock e che è presenza muta e inquetante di Punto Omega.
L'impossibilità di definire da sempre il termine postmoderno si arresta di fronte a questa affascinante manifestazione. Il postmoderno siamo noi e le nostre vite sono installazioni pop.
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