sabato 8 giugno 2013

Io stavo cor Libbanese!!!

Sono sulla piazza letteraria dal 1988, da dilettante, ça va sans dire, da quando cioè vagavo alla prima edizione del salone del libro di Torino, che si teneva allora al Valentino, alla ricerca di un distributore che importasse o comunque conoscesse i testi della casa editrice semiclandestina Amok Press e che mi sapesse indicare testi dei postmoderni che avevo appena scoperto e che in Italia, prima ancora che Einaudi pubblicasse DeLillo e Pynchon e DFW e Adelphi pubblicasse Bolaño, erano stati fatti conoscere solo dal grande Tullio Pironti. Sono passati venticinque anni da allora. Ho assistito alla morte dei blog letterari monoautore, alla morte della loro solipsistica passione, e alla dittatura di quelli pluriautore, esaltata dalla citazione social di vassalli, valvassori e valvassini, preda di una fregola da folla che osserva i vip in Costa Smeralda.  Ho visto una editoria italiana sempre in cerca di autori "ggiovani", da pubblicare e da spremere (come mi disse una volta, con la lungimiranza del saggio, il grandissimo Mino Milani). Ho visto fiere letterarie occupate manu militari da case editrici che trattavano le fiere in questione come Lenin trattava Mosca in Tecnica del colpo di stato di Curzio Malaparte. Ho visto una letteratura italiana che sembrava la Hollywood degli anni 80, quando attori e attrici non lavoravano se avevano più di trentacinque anni. Ho visto tutto questo. Volevo solo dire che trenta anni fa andavo alla mostra di Cheyco Leidmann che fotografava Ypsitylla von Nazareth. Che è un po' come quel vecchio rapinatore che, aggredito da un gruppo di giovani balordi nella versione serial TV di Romanzo Criminale, urla: "Io stavo cor Libbanese!!!".

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