Un viaggio, un percorso, un itinerario. Francesco M. Cataluccio ci accompagna per mano attraverso quelle passioni che accomunano tutti gli amanti della letteratura. Ma non è un viaggiare tranquillo. Perché la letteratura, la parola scritta, le narrazioni, nascono sempre dalla vita e, in misura ancor maggiore, dalla sofferenza e dalla tragedia.
Una sapiente e affascinante commistione di autobiografia, di letture, di incontri, di testimonianze. Uno spaccato di quelli che sono stati i momenti più drammatici e significativi del XX secolo sfila davanti ai nostri occhi. E ci accompagna per mezzo delle parole, delle storie, dei saggi, delle sceneggiature, delle poesie e dei romanzi che sono stati composti in quel secolo venato da due guerre mondiali e dall'orrore dell'Olocausto.
Una visione forse parziale, dedicata soprattutto alla cultura slava e mitteleuropea, ma non per questo meno significativa. Anzi, proprio per questo, pregna di tutte le contaminazioni, le singolarità, le eccellenze, le contraddizioni, che fanno, di questa parte del Vecchio Continente, la culla della espressività letteraria ed artistica più vicina all'anima degli uomini.
C'è una leggerezza nascosta, quasi pudica, nella scrittura di Cataluccio. Ed è la leggerezza di colui che ben conosce il dramma che si nasconde nella parola, che si nasconde nella poesia. E' la leggerezza tranquilla di chi sa che le storie ci sopravviveranno e che, prima o poi, riusciranno a raccontare tutta la nostra sofferenza. Anche la più nascosta.
Un libro.
Vado a vedere se di là è meglio, di Francesco M. Cataluccio (Sellerio).
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