Dopo la chiusura del Festival gli ho posto alcune domande. Ecco le sue risposte.
Il K.lit-Il Festival dei Blog Letterari si è da poco concluso. Che bilancio ne fai, da organizzatore che in prima persona ha vissuto la genesi e lo sviluppo di questa importante iniziativa?
Il bilancio contiene aspetti positivi e negativi, ma è difficile essere esaustivo, troppo poco il tempo che ci separa dal festival. Da un lato, abbiamo lavorato bene nell’organizzazione, i riscontri, da parte di molti, hanno confermato tale concetto, dall’altro lato, il territorio di Thiene non ci ha reso facile la realizzazione dell’idea, pensavamo di poter contare su un sostrato istituzionale più presente, invece abbiamo dovuto constatare che portare la cultura in piazza in una cittadina di circa 20.000 abitanti non è affatto semplice, perché gli interessi politici e le tradizioni di potere non accolgono con favore le novità, diffidandone.
Il Festival ha dimostrato una forte presenza e un forte entusiasmo da
parte di coloro che in rete scrivono di libri e di letteratura. Credi che i
blog letterari possano essere protagonisti del dibattito culturale anche oltre
il web?
Lo credevo, a essere sincero, non
ne sono più così sicuro, ho visto tanta autoreferenzialità aggregata, più che
un’aggregazione propulsiva di fermenti nuovi. Non capisco ancora se sia la rete
che strutturalmente, almeno per quanto concerne i blog letterari, non possa
andare oltre, o se è una fase destinata a mutare nel tempo.
Dal tuo punto di osservazione come vedi il rapporto tra blog letterari
ed editori? Gli editori si sono accorti di questa realtà?
Il mio punto di vista è inquinato dalle mie letture di blog
letterari, che sono per l’80% in lingua inglese e francese, solo in forma
minoritaria in lingua italiana. Per quale ragione? Perché il futuro non abita
qui in Italia, e io voglio leggere il futuro, non i lamenti, tipici dei blog
letterari nostrani. Quindi, alla prima domanda, rispondo che il rapporto mi sta
intrigando sempre più e alla seconda posso replicare che è in corso una
rivoluzione senza precedenti, ma non nel nostro paese, dove siamo ancora
indietro di qualche anno rispetto ad altri paesi. Non è un mito o una leggenda,
corrisponde alla realtà purtroppo.
Tu sei anche il responsabile di un importante blog letterario e quindi
conosci in prima persona questo mondo. Che impatto hanno avuto secondo te i
social network sui blog letterari?
In una prima fase hanno falcidiato la loro essenza, da
qualche tempo c’è un ritorno alla dimensione del blog, alla necessità di
tornare a spazi di riflessione più “lenta” verrebbe da dire, senza l’aggressione
e la celerità tipici dei social network. Forse l’integrazione genererà novità
online in futuro, le sperimentazioni sono molte, finora molti sono tentativi di
far divenire i blog cloni di certi social network, con il lato “social” molto spinto,
a danno della profondità.
Molti blog letterari, specialmente i più seguiti, sono in rete da molti
anni. Credi che dai loro esordi ad oggi abbiano subito qualche mutazione? E i
blog più recenti secondo te si rifanno a quelle esperienze o cercano percorsi
differenti?
La mutazione è dipesa dai social
network come si diceva e i nuovi blog letterari, più disincantati rispetto a
quelli della prima guardia, hanno la fortuna di vivere la fase odierna come
connaturati a mezzi di diffusione più complessi e competitivi; la creazione di
un brand è ormai moneta concreta, il nodo è capire quale sia la strada più
opportuna per non far divenire i rapporti con le case editrici tossici o stucchevoli.
Il brand è business, non dimentichiamolo. Ammesso che si cerchi il business,
non è un passaggio obbligato per un blog letterario.
Che consiglio daresti a chi in questo momento volesse aprire un blog
che si occupa di libri e di letteratura?
Di capire se come un passatempo o
un business. Nel primo caso soltanto passione, nel secondo di seguire che cosa sta
accadendo nei mondi anglosassoni, dove si è aggiunto l’elemento
imprenditoriale, con alcune conseguenze originali per l’editoria.
Nel ringraziarti per la tua disponibilità non posso che concludere
questa intervista chiedendoti notizie della prossima edizione del k.Lit.
Non abbiamo ancora deciso
alcunché. Il laboratorio di idee è aperto, vedremo. Grazie dell’intervista.
(Pubblicato anche su La poesia e lo spirito)
(Pubblicato anche su La poesia e lo spirito)
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