E' sempre encomiabile il tentativo (difficile se non impossibile) di procedere ad una compilazione tassonomica della produzione letteraria contemporanea. Tante, troppe sono le variabili. Quodlibet ci prova con questo saggio, appena uscito in libreria. Riporto il testo del comunicato stampa, con la consapevolezza della difficoltà di fermare un presente che, come tutte le contemporaneità, subirà il severo giudizio del futuro.
I sei saggi raccolti in questo volume intendono disegnare uno spaccato delle tendenze narrative più significative degli anni Zero. Anni caratterizzati dall’indubbio primato del romanzo realista tradizionale, visto dagli scrittori come lo strumento più efficace per narrare il proprio tempo e forse anche per recuperare una funzione civile ormai smarrita. Tuttavia quello attuale è un contesto in cui la realtà, anche a causa della onnipervasiva presenza dei mass media, si è trasformata – per dirla con Walter Siti – in una «post-realtà», cioè in una realtà intermedia in cui la rappresentazione ha sostituito le cose, riducendo la vita a simulacro. Per questa ragione il racconto dell’oggi non può che coincidere con il racconto di un io, innalzato al ruolo di testimone e/o interprete di fatti veri o fittiziamente veri. Oppure esso viene filtrato attraverso la riscoperta di un passato riattualizzato in una chiave tendenzialmente “politica”: da qui la scelta del romanzo cosiddetto neostorico, fondato su una rivisitazione problematica del nesso passato-presente.
Lungo questi binari si muove la ricerca di autori, come, solo per citarne alcuni, Franco Cordelli, Giuseppe Genna, Raffaele Nigro, Antonio Scurati, Ugo Riccarelli, Elena Ferrante, Giosuè Calaciura, Gaetano Savatteri, i quali si sono rivelati capaci di riaffermare, anche a costo di uno spietato e crudele autodafé, le ragioni della letteratura, sottraendola a quella dimensione dientertainment ed infotainment di massa, cui l’ha relegata l’industria culturale.
Sommario: Vito Santoro, Privato è pubblico. (Dis)avventure dell’Io nella narrativa italiana degli anni Zero – Domenico Mezzina, Memoria, epica, inesperienza. Il romanzo storico negli anni Zero – Antonella Agostino, La «frantumaglia» dell’identità femminile. Il romance di Elena Ferrante – Francesca Giglio, Il Duca di Mantova di Franco Cordelli. Realtà finzionale vs finzione di realtà – Marco Marsigliano, «Morire sognando». Ugo Riccarelli e la forza analgesica della parola – Vito Santoro, «Scrivere di cose» in Sicilia: la narrativa di Giosuè Calaciura e di Gaetano Savatteri.
I sei saggi raccolti in questo volume intendono disegnare uno spaccato delle tendenze narrative più significative degli anni Zero. Anni caratterizzati dall’indubbio primato del romanzo realista tradizionale, visto dagli scrittori come lo strumento più efficace per narrare il proprio tempo e forse anche per recuperare una funzione civile ormai smarrita. Tuttavia quello attuale è un contesto in cui la realtà, anche a causa della onnipervasiva presenza dei mass media, si è trasformata – per dirla con Walter Siti – in una «post-realtà», cioè in una realtà intermedia in cui la rappresentazione ha sostituito le cose, riducendo la vita a simulacro. Per questa ragione il racconto dell’oggi non può che coincidere con il racconto di un io, innalzato al ruolo di testimone e/o interprete di fatti veri o fittiziamente veri. Oppure esso viene filtrato attraverso la riscoperta di un passato riattualizzato in una chiave tendenzialmente “politica”: da qui la scelta del romanzo cosiddetto neostorico, fondato su una rivisitazione problematica del nesso passato-presente.
Lungo questi binari si muove la ricerca di autori, come, solo per citarne alcuni, Franco Cordelli, Giuseppe Genna, Raffaele Nigro, Antonio Scurati, Ugo Riccarelli, Elena Ferrante, Giosuè Calaciura, Gaetano Savatteri, i quali si sono rivelati capaci di riaffermare, anche a costo di uno spietato e crudele autodafé, le ragioni della letteratura, sottraendola a quella dimensione dientertainment ed infotainment di massa, cui l’ha relegata l’industria culturale.
Sommario: Vito Santoro, Privato è pubblico. (Dis)avventure dell’Io nella narrativa italiana degli anni Zero – Domenico Mezzina, Memoria, epica, inesperienza. Il romanzo storico negli anni Zero – Antonella Agostino, La «frantumaglia» dell’identità femminile. Il romance di Elena Ferrante – Francesca Giglio, Il Duca di Mantova di Franco Cordelli. Realtà finzionale vs finzione di realtà – Marco Marsigliano, «Morire sognando». Ugo Riccarelli e la forza analgesica della parola – Vito Santoro, «Scrivere di cose» in Sicilia: la narrativa di Giosuè Calaciura e di Gaetano Savatteri.
Nessun commento:
Posta un commento