martedì 29 giugno 2010

Come Alessandro Momo

Come Alessandro Momo. Questa la prima cosa che mi viene in mente. Non voglio scomodare James Dean. Questo no. Ma Alessandro Momo, sì. Era un nome che girava spesso nei '70. Pochissimi film. Faccia da bambino. E un incidente di moto. Stop. Finita lì. E da lì è cominciato il mito. Non so se sia giusto. Ma è così che succede. A prescindere da quello che hai fatto. Ed entri in un pantheon di icone. E a te si penserà spesso, si citerà spesso il tuo nome, quando si inquadreranno gli anni attraverso i quali sei passato. Si dice che negli anni Quaranta Pietro Secchia si lamentò con Togliatti perché L'Unità dedicava troppo spazio al calcio e al ciclismo. Togliatti rispose a Secchia che un vero rivoluzionario deve conoscere ed essere informato su quello che piace alle masse. Altrimenti è soltanto un rivoluzionario da salotto.
I reality sono altro da me. Non li sopporto. Ma devo sapere cosa succede attorno a me. Nel bene e nel male. Pietro Taricone da oggi entra, a suo modo, nel mito. Se del costume, del gossip, della televisione, non lo so. Comunque ci entra. 
Come Alessandro Momo.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Alessandro Momo era davvero bravissimo , un attore che sicuramente sarebbe diventato un grande . La cosa piu' triste è vedere che una giovane vita come la sua si possa spegnere in questa maniera . La sua spontaneita' oltre che bellezza verra' ricordata . Un ragazzo che è e sara' un mito .

freddie ha detto...

Ha senso paragonare Momo a Taricone? "Profumo di donna" al Grande Fratello? Sarebbe troppo facile chiamare in causa il segno dei tempi, il mondo che cambia, la televisione...il fatto è che Momo era un bravo attore in erba rimasto "di culto" per pochi, Taricone è sempre stato un fenomeno per le masse, magari anche un simbolo, per carità. Sarebbe come voler confrontare Luigi Tenco con Michael Jackson.

il blog di angelo ricci ha detto...

Proprio oggi ho acquistato in libreria un saggio molto interessante: "L'egemonia sottoculturale (l'Italia da Gramsci al gossip), di Massimiliano Panarari, edito da Einaudi. Nella quarta di copertina è scritto così:"C'era una volta l'egemonia culturale della sinistra. Oggi ci sono veline, tronisti, iene, grandi fratelli, vip (e aspiranti tali). Una ragione ci sarà."
E' chiaro che il saggio va in una direzione critica in relazione appunto a questa ridondanza di sottocultura. Io stesso nel post ho scritto che "i reality sono altro da me". Alessandro Momo è oggi un attore di culto per pochi. Ma nei '70 era invece famosissimo. E non per "Profumo di donna", bensì per "Malizia", dove certamente la parte del leone la facevano le grazie di Laura Antonelli. E a vedere la Antonelli ci andavano le masse, non i frequentatori dei cineforum. Io non faccio analisi sulle cause. Mi limito a vedere gli effetti. Poi anche il grande Totò era considerato, ai suoi tempi, come oggi noi consideriamo i cinepanettoni. Oggi invece è un mito. Tutto scorre e gli sdoganamenti sono sempre possibili. Ciò che per noi è spazzatura, domani diventa mito e ciò che per noi è mito domani scompare.

Anonimo ha detto...

Alessandro Momo è un nome che è leggenda . Lo ricordiamo in Malizia , Peccato Veniale ( che ho tanto adorato ) e Profumo di Donna . Il tempo scorre, 36 anni son trascorsi dalla sua morte prematura , ma è un nome che rimane , un viso che non si dimentica , una spontaneita' che non smette di colpire . E' un attore che avrebbe avuto una carriera sfolgorante , ma che il destino ha voluto, non si sa perche', stroncare . Non smetto mai di vedere i suoi filmati, e lodare la sua bravura . Il destino è stato ingiusto e crudele , e sarebbe bello se tutti potessero conoscerlo e apprezzarlo per quello che lui era . Sei un grande Alessandro ...

il blog di angelo ricci ha detto...

Il fatto che ne parliamo qui e adesso è la dimostrazione che Alessandro Momo è un'icona. E il fatto stesso che lo ricordiamo come pietra di paragone per i nostri tempi (ancora dopo, appunto, 36 anni dalla sua scomparsa) non fa che accrescerne la grandezza. Ma è una grandezza che nasce dalla morte. Forse, per questo, ancora più straziante per i nostri ricordi.