Ci sono libri che vanno ben oltre il testo, che hanno la capacità di trasfigurarsi in un mezzo in grado di raggiungere i confini millenaristici di un altrove in cui si scorgono i bagliori di un nuovo universo. È questo certamente il caso di La letteratura nel reticolo mediale. La lettera che muore di Gabriele Frasca. Saggio? Rapporto estremo? Narrazione epocale? Analisi definitiva sullo stato dell'arte? Ebbene sì, questo testo è esattamente tutto questo. Ma è anche medium, strumento, sonda, vedetta, navicella, avamposto. È al contempo narrazione e narrazione della narrazione, causa ed effetto, esperimento e verifica. Gabriele Frasca si spinge oltre i Bastioni di Orione, si lascia alle spalle le astronavi terrestri in fiamme e raggiunge un Punto Omega in cui l'osservatore è al contempo l'osservazione e l'osservato e ogni variazione è indicatrice sia di se stessa e sia di chi l'ha provocata. Quest'opera è un monumentale excursus tra i passati, i presenti e i futuri, espressioni temporali tra loro intrecciate in un percorso che mette in discussione lo spaziotempo sino alla apparizione meravigliosa di un anello di Moebius che, come il monolito kubrickiano, si staglia in tutto il suo magnifico e spaventoso splendore, illuminando di una luce che proviene dall'inesprimibilità del Tempo di Planck l'apparente immobilità di un alfabeto che contiene in sé codice e chiave, enigma e risoluzione, quesito e risposta, contenuto e piattaforma. L'inscindibilità dello scambio di informazioni nel parallelismo genetico e non genetico, la fluttuazione di variazioni e stilemi che provengono e arrivano dalla fusione tra strutture anatomiche vocali e media, media che altro non sono se non protesi di espressività totalizzanti che racchiudono la storia dell'umanità e degli universi, delimita il perimetro di una multicellularità senziente in cui convivono al contempo la produzione e la stessa fruizione della comunicazione nonché le stesse piattaforme attraverso le quali l'una e l'altra giungono a compimento. Ma è questo un obiettivo che non può avere una sua immobilità in quanto esso stesso diviene mutevole nel divenire di un'infinita rincorsa nella quale i protagonisti sono al contempo artefici e spettatori, produttori e prodotti, narratori e narrati, sino al fuggevole attimo quantistico in cui tutto nuovamente riprende, in una commistione di similitudini e differenze che conduce a un nuovo confine che condurrà ad altri confini ancora. In questo modo Frasca ci fa comprendere mirabilmente la liquida indissolubilità della scrittura, della lettura, dei media che a loro volta sono scrittura e lettura. Tutto a questo punto appare avere un senso, un senso che l'Autore fa trasparire da questa sua opera immensa e ineludibile senza la quale questo significante ci sarebbe sfuggito. E nella lettura d questo libro il lettore lentamente si immergerà nella esperienza totalizzante di essere una parte di un tutto che si rinnova immutabile negli attimi eterni che segnano la genesi di quel messaggio definitivo che si diffonde oltre l'orizzonte degli eventi.
Un libro.
La letteratura nel reticolo mediale.La lettera che muore, di Gabriele Frasca (Luca Sossella editore)
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