Blog, contrazione del termine weblog che, come un reperto ritrovato ai confini dei mondi conosciuti, ci rimanda indietro a quel digitale e quantistico Tempo di Planck da cui si originò l’ultimo dei media elettrici, il web. Stazione di posta, fortezza Bastiani, rifugio, diario, magazine, mono o pluriautoriale il blog è parte integrante del magma, del caos, del mare infinito di internet. Negli anni quella contrazione terminologica si è declinata come gossip, fashion, food, lit e, sempre negli anni, più volte si è celebrata la sua morte (come altre morti illustri si celebrano ogni tanto, quella del romanzo, dei libri, dei giornali). Ma come un’araba fenice il blog è sempre risorto dalle sue ceneri. Il blog non è stato metabolizzato dai social network, non è stato azzerato e annullato, ma, come ogni medium ha fatto nell’inevitabile confronto con l’apparizione di altri media, si integrato con il web 2.0. Oggi il blog ha la vitale necessità di essere collegato a facebook, a twitter, a pinterest, a tumblr, ma è questo un collegamento virtuoso, un abbraccio non mortale bensì ancora una volta vivificante per questo medium nel medium che è il blog. Lino Garbellini nel suo Scrivere per i blog ha il merito di presentarci quello che è lo stato dell’arte del blog, fotografato e sviscerato in questo particolare attimo, attimo fermato nell’incessante divenire spaziotemporale del web. Un’agile guida, un piccolo manuale esaustivo di grande interesse. Forse tra un istante, nell’universo del web, tutto sarà diverso, tutto sarà resettato e trasformato e traslato in modi a noi ancora sconosciuti, ma in questo attimo leggete questo libro.
Un libro.
Scrivere per i blog, di Lino Garbellini (Le Monnier).
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