E questa idea della Francia che appare nelle parole dure di Céline, in quelle onnicomprensive di Simenon, nel tragico scontro di vita e morte di Manchette e di Izzo, per non parlare dei monumentali Flaubert, Maupassant, Balzac, che hanno dato vita alla percezione del romanzo. E questa idea dell’Oltralpe, così a noi vicino nelle ibridazioni delle storie di confine di Francesco Biamonti, e sempre a noi comunque così irraggiungibile, aspettata meta letteraria, sentimentale, umana. E questa idea che oggi è narrata da un romanziere geniale con la sua La cameriera era nuova.
Dominique Fabre narra un quotidiano parigino di banlieues e di gares, di amori e di tradimenti, di amicizie e di solitudini, di corpi e di anime, di lavoro e di disoccupazione, di crisi economica e di immigrazione. Un quotidiano dove il non detto viene lentamente palesandosi tra le parole del detto, un detto che cela trascorsi di sofferenze, di scomposizioni che cercano, invano forse, di riaggregarsi nelle articolazioni di fati che prendono vita nella addizione delle molteplicità delle esistenze altrui
Un linguaggio apparentemente semplice che tuttavia è espressione di un io narrante potente, che si esprime con un flusso di coscienza che tutto comprende e tutto vuole comprendere nel tentativo di lenire gli affanni di tutti coloro che, come in una contemporanea commedia umana, dispiegano i propri destini nella evoluzione di questa narrazione.
Uno stile asciutto, spietato nella sua linearità, che è strumento forte di comunione del singolo e della collettività che lo circonda. Mai sappiamo appieno ciò che è celato da un presente che è frutto di un passato di accennato dolore, ma quel dolore è sempre nei pensieri, nelle parole, negli atti, come essenzialità di pentimenti accaduti e di redenzioni che avverranno, che dovranno comunque avvenire.
Come un film dei fratelli Dardenne La cameriera era nuova non indulge mai in barocchismi di maniera, ma fa della estrema sostanzialità della vita l’elemento imprescindibile per la comprensione dell’anima, quell’anima che da sola è in realtà paradigma dell’anima dell’umanità. Dominique Fabre non crea storie di inutili eroismi perché sa che il vero eroe è l’essere umano che ogni giorno accoglie in sé ogni attimo della vita, la sua e quella degli altri.
Un libro.
La cameriera era nuova, di Dominique Fabre (Calabuig).
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