giovedì 19 dicembre 2013
L'universo quantistico della scrittura
Osservazioni lisergiche di una pianura acida e mutante come quella della scrittura condivisa in quell'universo quantistico della socializzazione delle parole, dei pensieri, forse, dove l'osservatore è demiurgo spietato e nel contempo creatore di ciò che osserva e che probabilmente scrive o da cui è scritto a sua volta, in un divenire che atomizza la scrittura che diviene niente o forse, proprio per questo, tutto. Deserti gialli di sanguinari scenari di libri bolaňiamente squartati ovvero periferici teppismi che assurgono a poetiche borgesiane, dove un balcone fiorito pulsa di spermatiche delusioni. Tutto il sistema narrativo che giorno per giorno si appalesa ai nostri stanchi occhi va ben oltre la socializzazione delle narrazioni, la condivisione dei contenuti. Ogni minuto che passa, ogni secondo, diventa sistema onnivoro, che si ciba della scrittura e dello scrivente che crede di essere, a ragione o a torto, quella stessa scrittura. E questa sottile linea che unisce e fonde narrazioni e enucleazioni dell’anima, come se le parole creassero, a un certo punto, una via di salvezza o di dannazione, come gli elicotteri sul tetto dell’ambasciata USA a Saigon, nell’aprile del 1975, apre in noi la disperata ricerca di un lasciapassare rilasciatoci forse un giorno da feroci servizi di (in)sicurezza che crediamo di aver servito.
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