Ci sono libri che sono vere e proprie tracce, tracce che devono essere
seguite per la ricerca di una dimensione, di quella dimensione che unisce
narrazione e patrimonio culturale. Mappe, segni, segnalazioni che dalla
apparente semplicità quasi borgesiana dell’elencazione alfabetica finiscono con
l’indicare percorsi che dalla memoria giungono al presente, così come il
presente si appalesa come frutto della memoria. Le parole nascono dalle
esperienze e dalle pietre di territori che lasciano il loro indelebile segno
nelle anime di chi ha saputo benevolmente viverli e, nel viverli,
interpretarli. Narrazione definitiva nel suo essere comunque aperta, rendiconto
di bilanci affascinanti che hanno unito sapere ed esperienza, racconto colmo di
colme e sempre vivificanti passioni. Ogni storia, ogni romanzo, ogni descrizione
deve vivere del e nel sangue delle sue proprie radici, altrimenti vive di
stentata e artefatta artificiosità. È questa la differenza fondamentale tra le
parole che abitano nel riflesso delle altre e le parole, invece, che, come quelle di questo libro, sanno
insufflare nel lettore l’autenticità di un gesto, di un pensiero, di un attimo
che, nel suo apparente istante, riesce a divenire eloquente interprete dell’eternità
delle cose.
Gian Arturo Rota e Nichi Stefi sanno regalarci con questo
libro ben più del ritratto di una nobile figura, ben più del ricordo di memorie
che tanta importanza hanno avuto per il patrimonio culturale nazionale. Gian
Arturo Rota e Nichi Stefi riescono a darci le coordinate ineludibili di quello
che dovrebbe essere ogni narrare del territorio, ogni narrare della ricchezza
del nostro ambiente, ogni narrare della inestinguibile, nonostante tutto,
volontà di rinascita delle nostre radici. Luigi Veronelli si trasfigura, in
questa importante opera, in eterno messaggero di ciò che di fondamentale risiede
nella terra, nella vita e nelle anime. L’impegno che abbiamo il dovere di
assumerci è quello di esserne degni.
Un libro.
Luigi Veronelli-La
vita è troppo corta per bere vini cattivi, di Gian Arturo Rota e Nichi
Stefi (Giunti/Slow Food Editore).
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