Limonov non più (non solo)
protagonista di una vita che appare come la somma di tante vite parallele, ma
Limonov che porta se stesso e le sue vicende sino alla necessaria trasfigurazione
in vicenda letteraria vivente.
Frequentatore di storie che
fanno dell’inquietudine la loro parola d’ordine, Emmanuel Carrère analizza la
figura affascinante, bieca, perversa, schietta di Limonov nello stesso modo in
cui affrontò la figura di Philip Dick in Io
sono vivo, voi siete morti. Così come con la figura di Dick anche per
Limonov Carrère prende le mosse analizzandone la produzione letteraria nella
convinzione, più che corretta, che le parole scritte siano comunque una
prosecuzione del corpo dello scrittore e i suoi libri vere e proprie protesi
dell’anima. Ed è un’anima complessa, difficile, anche nera quella che traspare
da questa opera di Carrère. Limonov che vive sulla propria pelle tutte le
feroci contraddizioni politiche, sociali, economiche che nascono dal periodo
della guerra fredda e della caduta dell’Unione Sovietica; Limonov che appare
come circondato senza speranza da un destino tragico che si porta dentro. Destino
al quale sa di non poter sfuggire e che sfida trasformandosi in uomo drammaticamente
consapevole della violenza che si nasconde nelle pieghe dell’umanità. Sarebbe troppo
facile descrivere Limonov come agente del male. Limonov è semplicemente il lato
oscuro che si nasconde in ognuno di noi.
Un libro.
Limonov, di Emmanuel Carrère (Adelphi).
Limonov, di Emmanuel Carrère (Adelphi).
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