lunedì 14 maggio 2012
Al Salone del Libro
Non avrei voluto andarci, ma spinto da una sorta di coazione a ripetere, sabato 12 maggio sono stato al Salone del Libro di Torino. Prima non l'ho detto a nessuno, non l'ho scritto, come è d'uso, nelle postazioni del web e dei social (e ho fatto benissimo... a chi potrebbe mai fregare di sapere se vado a Torino o no?). Mi son fatto un paio d'ore di automobile, un'oretta di fila al sole per prendere il biglietto (non sono un protagonista o un vip delle cose letterarie, sono soltanto un passante, e per di più distratto) e per l'ennesima e maledetta volta dal 1988 eccomi ancora qui. Perché? A far cosa? Cosa ho visto? Ho percepito un po' di entusiasmo, molta ripetitività, qualche buona idea. Ma è così che funziona, in tutte le cose. Mi sono rimaste in testa un paio di domande (ingenue, per carità, ma io sono un inguaribile ingenuo): chissà dove si trova la scrittura che non passa da questi luoghi? E la stessa scrittura deve proprio passare da questi luoghi per esistere?
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