Una nuova collana per Dino Audino Editore. Nasce La buona politica. Ecco la presentazione attraverso alcuni stralci di un’intervista radiofonica all’editore, registrata alla fine di dicembre 2011.
Abbiamo letto che la sua casa editrice aprirà una nuova collana dal titolo La buona politica. Come mai questa scelta così distante dall’attuale immagine della casa?
In realtà la distanza è più che altro apparente. Per quindici anni, tra il ‘68 e l’83, ho diretto la Savelli, la casa editrice di riferimento di quello che veniva allora chiamato il movimento, e cioè tutta l’area prevalemente giovanile, nata e sviluppatasi a sinistra del Pci negli anni ‘70. Con il rapimento Moro del marzo del ’78 in realtà si concluse tragicamente il cammino iniziato dieci anni prima. Da un giorno all’altro i giovani della sinistra extraparlamentare, fino a quel momento considerati con interesse e perfino simpatia dall’opinione pubblica, diventarono assassini o almeno complici di assassini. La casa editrice continuò a sopravvivere ancora per qualche anno, ma il movimento e una sinistra editoriale furono spazzati via. Oggi iniziare una collana dal titolo ambizioso costituisce il tentativo di ricollegarsi a oltre 30 anni di distanza a quella esperienza editoriale.
Ma non è appunto distante dalla linea editoriale che finora avete portato avanti, dedicata alla formazione nei settori dello spettacolo?
Proprio su questo non c’è grande distanza tra formazione politica e formazione culturale. Lo spettacolo – nel nostro specifico cinema, teatro e televisione – è una parte decisiva della cultura di massa. E la cultura a sua volta è la base non solo necessaria ma indispensabile per il funzionamento della democrazia e quindi della buona politica.
Non credo siano buoni politici coloro che ritengono, anche a sinistra, che gli elettori contino soltanto nel momento delle elezioni. Al contrario sostengo che per valutare il grado di democrazia e civiltà di una società, oltre al reddito procapite bisognerebbe guardare al tasso annuale di crescita della cultura e di consapevolezza civica di un cittadino. Gli strumenti formativi e di crescita culturale valgono anche per chi si impegna in politica o vuole cominciare a farlo.
Non credo siano buoni politici coloro che ritengono, anche a sinistra, che gli elettori contino soltanto nel momento delle elezioni. Al contrario sostengo che per valutare il grado di democrazia e civiltà di una società, oltre al reddito procapite bisognerebbe guardare al tasso annuale di crescita della cultura e di consapevolezza civica di un cittadino. Gli strumenti formativi e di crescita culturale valgono anche per chi si impegna in politica o vuole cominciare a farlo.
Ma questo significherà lasciare la vecchia produzione dei manuali per sceneggiatori, scrittori etc.?
Nient’affatto, proprio per le cose dette le due linee saranno complementari, e produrremo una ventina di novità all’anno suddivise tra le due linee.
A questo punto siamo curiosi di sapere qualche titolo.
Tra qualche giorno sarà distribuito il primo libro Nostalgia canaglia, di Franco Giordano intervistato da Peppino Caldarola. Seguirà un dialogo tra Lidia Ravera e Nichi Vendola, poi sarà la volta di Sergio Chiamparino. Abbiamo già altri nomi in cantiere: l’idea di una possibile buona politica marcia dando voce alle diverse elaborazioni e riflessioni, ed anche alle diverse esperienze amministrative. A questo proposito ci occuperemo anche delle pratiche culturali di una città come Torino, con un libro di chi è stato assessore alla cultura per trent’anni di seguito in quella città, e altrettanto faremo con Roma e poi così di seguito.
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