Esistono percorsi che ci accomunano e che si snodano attraverso tempi e vicende parallele, come sanno esserlo solo le storie di chi ama i libri.
Ricordo lo stand delle edizioni e/o tra le stanze settecentesche del Castello di Belgioioso dove, nei primi anni Novanta, Guido Spaini ebbe il coraggio di far incontrare i piccoli editori (piccoli come struttura, non certo come capacità) con quel pubblico di lettori appassionati che letteralmente occupava ogni centimetro quadrato di quello spazio. Le edizioni e/o tuttavia già le conoscevo attraverso le pagine delle riviste letterarie che presentavano quelle due vocali come l'ideale incontro tra la letteratura d’occidente e quella di quell’oriente europeo nato dalla churchilliana Cortina di Ferro, e soprattutto attraverso le mie personalissime peregrinazioni librarie che mi portarono all’acquisto de L’incanto del lotto 49 e di Entropia, quel capolavoro e quel lento apprendistato di quell’autore che mai ho smesso di seguire. E poi grazie a e/o vennero anche le mie scoperte di Carlotto e Izzo, ma il mio ricordo è sempre quello di quei banchetti di libri travolti dalla folla a Belgioioso.
E' per questo che ho inteso I ferri dell’editore soprattutto come epifania di una posizione, quella dell’editore, che Sandro Ferri, con levità e con felice disperazione quasi salingeriana, riesce a dimostrare non contrapposta a quelle degli autori e dei lettori, bensì portatrice necessaria di mutua collaborazione. I ferri dell’editore non è un manuale e nemmeno una requisitoria, ma una esaltante e felice testimonianza (confessione, forse) di un uomo che ha amato e che ama la parola scritta, nella sicura condivisione di quel pensiero forsteriano secondo il quale l’umanità tutta è percorsa, sin dai suoi albori, dalla necessità di raccontare, di raccontarsi e di ascoltare. Raccontare, leggere, scrivere, pubblicare: innati e ineludibili modi di rappresentare l'umanità propria e altrui. Sandro Ferri entra nelle profondità della parola scritta e ne dà esempi che appartengono al nostro inconscio, ma che, attraverso la loro descrizione, vediamo affiorare anche in noi stessi. Come non condividere quella scoperta che leggere a Parigi non può (e forse non deve) essere come leggere a New York; come non rimanere affascinati da quei due modi di lettura che appartengono a tutti e che ci dividono in due emisferi comunque comunicanti: quello dell’Autore (che legge ovunque) e quello della moglie Sandra Ozzola per la quale la lettura non può che avvenire come momento ben delimitato e chiuso ad ogni altra interferenza.
I ferri dell’editore è il diario, dilatato in quel tempo forse eterno che appartiene a tutti gli appassionati del libro, di una esperienza totalizzante. Vorrei dire a Ferri che condivido in pieno quella amarezza che esprime sottotraccia. Ma sono sicuro che lo stesso Ferri sa per primo che quell’amarezza altro non è se non la caparbia volontà di andare avanti a fare libri. Sempre e comunque.
Un libro.
I ferri dell’editore, di Sandro Ferri (edizioni e/o).
2 commenti:
libro interessante. da leggere.
Lo consiglio. Specialmente per chi vuole conoscere il punto di vista di un editore.
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