Esistono creazioni dell'immaginario che si assumono il compito di sondare, di esplorare ambiti sconosciuti delle nostre anime e del nostro comune sentire. Giovanni Agnoloni con Nuova letteratura fantasy ci regala una disamina completa dell'opera di Tolkien. Ma non lo fa nel modo classico, bensì partendo egli stesso per un lungo viaggio di esplorazione di quella Terra di Mezzo che rappresenta non solo un luogo narrativo, ma anche e soprattutto un luogo del nostro inconscio collettivo. Già Wu Ming 4, in Stella del mattino (Einaudi), aveva proposto un'interessante metalettura dell'opera tolkieniana, attraverso la rappresentazione narrativa di un Tolkien trasfigurato in personaggio e strumento della genesi e della rilettura della sua stessa opera, creatore di un mito letterario e fantastico che ha il compito di operare una sorta di salvazione dell'uomo, in contrapposizione ai miti di orrore e violenza, sempre prodromici alle guerre e alle sopraffazioni.
Giovanni Agnoloni va alla ricerca di ambiti sconosciuti e inquietanti, di insospettati e insospettabili punti di tangenza fra Tolkien e quel mondo fantastico, ma non certo irreale, che è la rappresentazione narrativa. E lo fa cercando quei punti di tangenza nel confronto fra le parole di Tolkien e quelle di Herman Hesse, José Saramago, Joseph O'Connor, Cees Nooteboom, Gabriel Garcìa Màrquez, Paulo Coelho, Manuel Vàsquez Montalbàn, Jostein Gaarder, Banana Yoshimoto. Alla fine quello che apparirà ai nostri occhi, come frutto di questa analisi e di questo confronto, sarà un vero e proprio paesaggio onirico nel quale lentamente riconosceremo stralci delle nostre stesse anime. Al termine di questo viaggio scopriremo che il bisogno (la necessità) che l'umanità ha di raccontare e di raccontarsi ha lo scopo ultimo della catarsi. Di quella catarsi che le parole operano e creano e che ci fa comprendere, come dice Stephen King, che "La vita non è un supporto per l'arte. E' il contrario".
Un libro.
Nuova letteratura fantasy, di Giovanni Agnoloni (Sottovoce).
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