La parola scritta non necessariamente è al solo servizio della narrazione. Ci sono due cose che la parola scritta riesce a trasfigurare: la musica e l'enogastronomia. Ho già detto qui una volta come la musica possa essere trasfigurata dalla narrazione. Così anche i luoghi, e le persone che li abitano, possono esserlo. E l'enogastronomia diventa il pretesto (ma un pretesto fondamentale) per raccontare e per raccontarci.
Ho scritto a lungo di cibo e di vino, ma, onestamente, di entrambi non mi importa nulla. Viceversa mi interessa degli uomini, delle donne, della terra, della vita e dell'arte. Così Michele Marziani, l'autore dei testi di questi due volumi. E che dire? Che è proprio così. Che quella che può suonare come un'affermazione guascona e magari un po' provocatoria è, in realtà la pura e semplice verità. Perché dietro ai visi di quegli uomini e di quelle donne, che Marco Salzotto, autore delle fotografie, ritrae con presa sicura ma pensierosa, c'è tutta la gioiosa disperazione di chi, tutti i giorni, combatte non una battaglia, bensì una vera e propria guerra contro i luoghi comuni, contro il pensiero dominante, contro l'appiattimento globale. E le parole di Michele Marziani e le immagini di Marco Salzotto ci restituscono le storie di chi, con la dignità di chi sa di avere ragione, combatte e lavora quotidianamente per ricreare la dignità di un sapore, di una terra, di noi tutti.
Due libri.
Sovversivi del gusto e Sovversivi del gusto 2, di Michele Marziani e Marco Salzotto (NdA Press).
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