Ho letto e leggo molti saggi storici. Non ne conosco il motivo, ma la passione per la Storia me la porto dietro sin da piccolo. Nella mia formazione universitaria e professionale sono stato lontanissimo dalla Storia. Per questo leggo saggi storici per pura passione. Come un dilettante. Senza alcun rimpianto. Così, perché mi piace farlo. Non ne parlo mai. Ne scrivo ancora meno. Ma per Claudio Pavone faccio un'eccezione.
Certo. E' sin troppo facile dire che la Storia parla di noi. E' tautologico. E' lapalissiano. Ma esistono pennellate di vera e propria vita che trasformano un'analisi apparentemente fredda in un vero e proprio affresco. E un affresco nel quale, a guardare con attenzione, scopriamo non solo noi stessi, ma i nostri più intimi convincimenti, i nostri più nascosti coinvolgimenti.
Ci sono momenti di passaggio, riti di passaggio, che segnano profondamente la quotidianità della nostra vita. E la nostra vita ne esce trasformata non solo nella sua individualità, ma anche e soprattutto come elemento costitutivo di un insieme più grande: la vita di una collettività.
Claudio Pavone dipinge questo affresco, cogliendo dall'esperienza dei singoli quel comune sentire che caratterizza uno spaccato temporale. E lo fa con i colori delle idee, dei pensieri, delle illusioni, dei desideri.
Il nostro presente è figlio di un passato che non smette mai di perseguitarci. La nostra banalità quotidiana è rossa del sangue di chi ci ha preceduto. Claudio Pavone lo sa. Claudio Pavone lo scrive.
Un libro.
Una guerra civile. Saggio storico sulla moralità nella Resistenza, di Claudio Pavone (Bollati Boringhieri).
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