Quando il noir italiano non c'era ancora, quando si diceva che gli italiani non erano in grado di scrivere altro se non romanzi intimistici, Attilio Veraldi c'era. E c'erano La mazzetta, Uomo di conseguenza, Naso di cane, Il vomerese. E si leggeva Linus e su Linus si vedevano le pubblicità dei libri della Rizzoli, che allora pubblicava Veraldi. E la cosa più bella era che le copertine dei libri Rizzoli le disegnava John Alcorn. E John Alcorn disegnava queste copertine con figure strane, quasi oniriche. Uomini e donne e oggetti tratteggiati morbidamente, ma che presentavano comunque la dote della stabilità. Cappelli e cappottoni, creati quasi per nascondere più che per svelare. La stabilità raggiunta attraverso un segno stolido, che anticipava forse la stolidità tranquilla di un futuro già presente. I '70 che diventavano silenziosamente gli '80. Tanto tempo. Troppo tempo. Forse.
Salone del libro 2010. Mi avvicino allo stand della Avagliano. E scopro che ha ristampato tutto Attilio Veraldi. Le copertine di John Alcorn non ci sono più. Ma i libri di Attilio Veraldi sì.
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