L'ho già detto una volta quello che penso dello scrivere. Non del senso dello scrivere, come una volta mi disse un agente letterario e che non ho mai capito che cosa sia. Ma proprio dello scrivere. Dello scrivere e basta. E l'ho detto qui. Ho già anche scritto di Ferruccio Parazzoli e del suo Inventare il mondo-Teoria e pratica del racconto. E ne ho scritto qui.
Però...Nella vita (ahimè) c'è sempre un però.
Si va in cerca sempre di qualcosa e ci si imbatte in Samgha-i suicidati della società letteraria. Il sottotitolo (affermano i curatori) si rifà ad un'opera di Antonin Artaud. A me Antonin Artaud ha sempre lasciato un po' perplesso. Ma niente di che, per carità. Solo una questione di pelle. Un po' come quando incontri uno e dici: "quello ha la faccia dell'antipatico". Poi magari si rivela un gran simpaticone.
Su questo blog ti trovo questo post interessante: Piccoli consigli per scrittori inesperti, un decalogo?.
La parola Decalogo mi piace. Ma non perché abbia improvvise reminiscenze bibliche. Semplicemente amo moltissimo Krzyszof Kieslowski. Amo moltissimo la sua opera cinematografica. Amo moltissimo il suo, di Decalogo. A suo tempo ne lessi anche (e con grande appagamento) la sceneggiatura. Magari ne scriverò ancora.
Insomma, siamo sinceri. E' inutile nascondercelo. Siamo tutti scrittori inesperti. Leggiamo questi consigli dove, con il piglio del sergente Hartman in Full metal jacket, ci viene (bonariamente) detto: "qui non ci sono bianchi, neri, rossi o gialli. Qui nessuno conta un cazzo. Qui conto solo io."
Un bagno di umilltà serve sempre. Specialmente a chi fa lo scrittore (o presunto tale, come il sottoscritto). A me quel decalogo (quello del post) è servito.
Leggetelo anche voi.
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