Ci sono destini che sembrano dover seguire strade già predeterminate. Altri che preferiscono imboccare invece vie sconosciute. Sconosciute forse anche ai loro stessi artefici, se mai un destino possa avere un artefice.
Georgina Rizk è bellissima. Lo sguardo sereno, i capelli lunghi e mossi, gli occhi splendidi.
La Beirut degli anni Sessanta e dei primi Settanta ce la ricordiamo come la città degli esilii miliardari di faccendieri europei, come la città sfondo ideale di un film di James Bond. Belle donne dalle gambe lunghe e dagli occhi vellutati, spiagge piene di bikini ingioiellati, uomini dallo sguardo duro che bevono martini.
La Beirut degli alberghi superlusso: il Saint George, il Palm Beach, il Vendome, il Martinez, il Cadmos, il Riviera, il Phoenicia. E poi lo scheletro dell'Holiday Inn, ancora da inaugurare, e che diverrà, per la sua posizione, un ambito covo di cecchini.
Una sera del 1971 Beirut segue alla televisione l'incoronazione a Miami di Miss Universo. Georgina Rizk diventava la prima Miss Universo libanese e, cosa ancor più importante agli occhi dei beirutini, la prima mediorientale in assoluto. Un attimo di frivolezza organizzata che si trasforma in un momento di riscatto. A volte l'identità nazionale passa anche attarverso i lustrini e le paillettes.
Se le tue radici ti costringono a vivere sul filo del rasoio, se tutta la società in cui vivi è comunque una farsa di plastica, anch'essa costruita sul filo del rasoio, la tua vita, e il tuo destino, difficilmente possono cambiare. E, a volte, le scelte possono sembrare in netto contrasto con la gabbia, anche se dorata, che il tuo destino ti ha costruito.
Immaginiamoci una via centrale. Una di quelle vie dell'eleganza che troviamo immancabilmente nelle grandi metropoli. A Beirut potrebbe essere la rue de Damas.
Una via centrale, elegante, che però diventa improvvisamente confine. Una via dove le vetrine delle boutiques si riempiono di sacchetti di sabbia e lo scheletro dell'Holiday Inn è finalmente diventato il covo di cecchini che doveva diventare.
E' un giorno del 1979. Un corteo di automezzi. Mercedes e Toyota. Sicuramente blindate. Canne di mitragliatori ai finestrini. Un corteo che a passo lento percorre rue de Damas. Forse proviene da Tall al-Za'tar, forse da Sabra o forse da Chatila.
Un'altra auto ferma ai lati della strada. Un'auto che esplode. Un'autobomba messa lì dal Mossad.
Bisogna uccidere il capo dei servizi di sicurezza palestinesi. Bisogna uccidere Alì Hassan Salameh.
E' dai tempi del settembre nero che lo cercano. Ora l'hanno trovato.
Tra le lamiere dell'auto distrutta, accanto al suo corpo ce n'è un altro. E' quello della sua compagna. Georgina Rizk.
Miss Universo 1971.
Nessun commento:
Posta un commento