giovedì 2 maggio 2013

L'impronta dell'editore, di Roberto Calasso (Adelphi)

Sono sicuro che moltissimi di coloro che leggeranno questo post appartengono a quella schiera di frequentatori di librerie che, ogni volta che di una di esse varca la soglia, si reca immantinente ad osservare lo scaffale dai colori definitivi dei libri Adelphi.
L’impronta dell’editore è il libro che molti lettori delle opere di Adelphi aspettavano. Un libro che non dà solo risposte alle molte domande sull'universo editoriale, ma che, in modo elegante e fermo, pone alla nostra attenzione il punto di vista di un editore di razza come Roberto Calasso. Come nasce una casa editrice, quali ne sono gli elementi che la caratterizzano, quali sono le prospettive di un’editoria che vive mutazioni epocali e attese forse inquietanti. E, come una singolarità dalle particolari esigenze e dalle affascinanti prospettive, una casa editrice è non soltanto luogo di produzione libraria e culturale, ma vero e proprio essere vivente, portatore di desideri, di passioni, di sentimenti. Roberto Calasso racconta gli inizi di Adelphi, chiarisce quel misterioso rapporto che unisce i testi di una collana, quel comune sentire che si trasfigura in suono delle parole, in ritmo, in unicità. Quell’unicità che permea quei libri che riescono a vivere al di là dei loro stessi autori.
L’impronta dell’editore è l’ideale seguito di Cento lettere a uno sconosciuto e come tale è uno di quei libri che hanno la capacità di raccontare quel filo invisibile che tutto unisce nei libri, negli autori e nelle storie. 
Non soltanto saggio, ma anche testimonianza autentica sulla nascita di una delle più significative case editrici italiane L’impronta dell’editore può essere letto sia come un vademecum per comprendere tutto quello che volevamo sapere su Adelphi, sia come utile baedeker per capire gli scenari e gli sviluppi futuri dell’editoria. Ma soprattutto è un inno all'eterna immanenza dei libri.
E l’autore, dopo quel libro, sarebbe tornato a confondersi nell’anonimato. Forse perché non intendeva essere scrittore di un’opera ma perché un’opera (quel singolo libro) si era servita di lui per esistere.
Un libro.
L’impronta dell’editore, di Roberto Calasso (Adelphi).

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