Il 16 Marzo 1978 era un giovedì. Io stavo in una scuola, una scuola media del mio paese. Seduto al banco di formica verde, in ultima fila. A guardare le macchie d'inchiostro del buco del calamaio. Sì perché, all'epoca, i banchi avevano ancora il buco per il calamaio, anche se il pennino ce lo avevano fatto usare una volta sola in prima elementare, nell'anno del signore 1970.
La nostra professoressa di francese era di Nizza e si lamentava spesso: "In francese non si dice Nis. La e va comunque fatta sentire, anche se dolcemente". Aveva una cinquantina d'anni, era alta, con i capelli lunghi, ed era comunista.
Si stava tutti mezzi addormentati, in un'attesa di quel niente che è l'andare a scuola e passarci le mattine a tredici anni.
Non era nemmeno la sua ora, di francese intendo. In classe c'era infatti la professoressa d'italiano, magra, con i capelli biondi e gli occhiali.
La professoressa di italiano era cattolica e ospitava ogni tanto qualche scrittore russo che era scappato dall'Unione Sovietica di Breznev.
A nessuno era importato un granché quando la professoressa di francese era entrata improvvisamente e aveva detto a quella d'italiano: "Hanno rapito Moro e hanno ucciso tutti gli agenti della sua scorta".
Eravamo troppo giovani, piccoli ancora, forse. E poi, da anni, ogni giorno c'era un magistrato, un poliziotto, un carabiniere che venivano feriti o ammazzati. Br, Nar, Nap, Prima Linea. Era come sentire i nomi delle squadre di calcio che partecipavano alla serie A.
Nei telegiornali, per giorni, dopo il 9 Maggio, quando fu ritrovata la famosa Renault 4 in via Caetani, i Bruno Vespa, i Frajese e tutti gli altri giornalisti avrebbero continuato a pronunciare il nome di quella fatale automobile come Renolt.
La nostra professoressa di francese per giorni disse:"Le lettere B,D,E,G,P,S,T,X,Z in finale di parola non si pronunciano mai".
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