giovedì 16 dicembre 2010

Intervista a Massimo Roccaforte

Massimo Roccaforte è l'ideatore di NdA (Nuova distribuzione Associati), la prima distribuzione "specializzata" in editoria di qualità, l' unica realtà organizzata sul territorio nazionale dedicata principalmente a librai indipendenti, centri sociali, associazioni e gruppi di base. 
Questa è l'intervista che mi ha concesso.


Massimo, vuoi spiegarci che cos’è NdA Press?
NdA press è il marchio delle edizioni che prendono il nome da NdA (Nuova distribuzione associati) la prima distribuzione specializzata in editoria di qualità nata nel 1999 a  Milano. Dall’esperienza distributiva, che a tutt’oggi permane il fulcro centrale della nostra attività, sono nate altre realtà come la casa editrice, le librerie Interno 4, l’etichetta discografica Interno 4 Records e altre esperienze editoriali sono entrate a farne parte, come ad esempio la ShaKe edizioni di Milano e la Xl edizioni di Roma.

La distribuzione sta assistendo, così come l’editoria, ad un forte processo di concentrazione. Quali sono le conseguenze per la piccola e media editoria e per la distribuzione indipendente?
La concentrazione distributiva riduce ancora di più gli spazi nelle grandi librerie per i piccoli editori, creando sicuramente un mercato chiuso, poco disponibile ad accogliere le minoranze, direi anche poco democratico. Da una situazione così drammatica può nascere un’opportunità sia per la distribuzione che per gli editori, ovvero tentare la costruzione di un circuito specializzato rivolto ai lettori più esigenti e dedicato esclusivamente agli editori di qualità. Un’opportunità su cui direi che noi, con tutti i nostri limiti, abbiamo scommesso e su cui stiamo lavorando da anni.
Su questo tema comunque, permettimi una riflessione: mi sembra che il mercato dei libri in Italia, rispetto al mondo editoriale diffuso (riviste, televisioni,radio) sia già di per se il mercato più povero e che gli editori di libri, dagli anni 70, stanno subendo un espulsione da questo mercato, espulsione che adesso si sta definitivamente realizzando.

Lo stesso processo di concentrazione sta mutando il panorama delle librerie. Alle piccole librerie vanno sostituendosi catene impersonali e tristi scaffali negli ipermercati. Che si può fare per tutelare il patrimonio di attenzione culturale rappresentato dalle librerie tradizionali?
Credo che librerie tradizionali, per come le abbiamo conosciute fino ad oggi, siano destinate in buona parte a scomparire, sostituite da due o tre realtà:
- le librerie di catena;
- le librerie in franchising;.
- le piccole librerie specializzate che insieme ai libri saranno in grado di offrire una profonda conoscenza del mondo editoriale e soprattutto saranno in grado di produrre socialità e identità nel loro progetto.

Web 2.0 ed ebook. Come vedi la loro irruzione nel mondo editoriale? Possono essere un’opportunità, possono addirittura mutare lo stile di narrazione e quello della veste editoriale, oppure contribuiscono alla spersonalizzazione del rapporto tra autore e lettore?
L’ebook sarà sicuramente una bella opportunità per tutti i protagonisti della filiera editoriale, in particolare penso agli autori e ai lettori. In parte trasformerà il nostro modo di leggere i libri, lo arricchirà ed in alcuni casi sostituirà il classico formato ma sono convinto che non cancellerà il libro cartaceo.

Le tue proposte editoriali sono molto particolari: musica, cultura pop e underground, ambiente, ecc. ecc. Credi che un certo tipo di espressività sia destinata a rimanere rinchiusa in una nicchia o possa essere una sorta di avanguardia per la cultura in generale (mi riferisco, ad esempio, alla letteratura Beat o a Burroughs che sono diventati imprescindibili paradigmi letterari del loro e del nostro tempo)?
Credo di si, le avanguardie per loro stessa definizione ad un certo punto smettono di essere il luogo della ricerca e della sperimentazione per farsi cultura mainstream o trasformarsi in qualcosa di diverso. E’ sempre stato così: i più audaci o fortunati, sono destinati in qualche modo ad essere preda del mercato principale, quello che fa la massa e con il quale qualsiasi movimento underground, che non riesce a fare la rivoluzione, sia essa culturale, sociale o politica, deve confrontarsi per non chiudersi in vicolo senza uscita. Credo che molti militanti, artisti, scrittori, musicisti, editori, abbiano come necessità  quella di arrivare con la propria attività a più persone possibili. La regola poi è che il mercato, vecchio e furbo, sempre affamato di novità, per potersi rinnovare guardi al mondo giovane, alternativo e conflittuale per poterne sfruttare in chiave speculatrice la sua forza innovatrice.

Dal tuo punto di osservazione cosa vorresti consigliare a chi ha il fatidico (o fatale) “libro nel cassetto”?
Di tenerselo stretto al cuore oppure di mettere in conto la sconfitta. Tantissima gente scrive e per fortuna, direi io, non c’è spazio per tutti: saremmo sommessi dai libri!  Da questo punto di vista l’editoria e la distribuzione digitale dovrebbero venire incontro a tutti quelli che non riescono a vedere pubblicati i propri lavori su carta. Da un altro punto di vista penso che sia giusto ci sia una scrematura tra le centinaia di manoscritti che girano per le case editrici. In ultimo, come detto all’inizio, penso che sia bello scrivere per se stessi e in se stesso e non per forza consiglierei, a chi ha il proprio libro nel cassetto, di sottoporsi al calvario di rifiuti, giudizi, stravolgimenti e magari difficili e tormentose pubblicazioni che regolano oggi il mercato editoriale, almeno quello dei piccoli editori.

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