C'è un sottile elemento, a noi a volte del tutto sconosciuto, che ci tiene legati a certe parole, a certe immagini, a certi libri, a certi autori. Certamente le visioni dell'immaginario cinematografico rendono esposta questa nostra segreta predilezione. E come non ricordare l'atteggiamento mollemente fatalista di Marcello Mastroianni che impersona Malaparte nel film La pelle di Liliana Cavani. Dopo aver letto Kaputt mi sono ricreduto sulla mia personalissima idea che avevo del suo autore. I libri sono come le persone. Ne sentiamo parlare, nel bene e nel male, e ce ne facciamo un'idea che, il più delle volte, è mutuata da queste informazioni de relato, influenzate inoltre, per quanto riguarda le narrazioni, dalle presenze, più o meno fatiscenti, sedimentate nel nostro percorso di formazione.
Su Kaputt e su Malaparte avevo già espresso qui alcune note. Ora, complice la mia frequentazione di librerie, scopro che Adelphi, che meritoriamente ha in corso di pubblicazione le opere di Curzio Malaparte, porta in libreria La pelle. Per ora la copertina ocra se ne sta in cima al cumulo dei miei sensi di colpa, rappresentato dai libri da leggere che, come un insistito atto d'accusa, mi guarda con insistenza. Ma La pelle è lì e, al più presto, inizierò il confronto con i fantasmi che racchiude.
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