Al Salone del libro di Torino vado sempre di sabato. Perché ho più tempo. Perché è diventata un po' un'abitudine. Anche adesso è un sabato. Un sabato di fine maggio. Dalle mie parti fa gìà un po' di caldo, ma a Torino si sta un po' meglio. Sai com'è, ci sono le Alpi vicine.
Sei lì dalla mattina. A girare tra gli stand. Editori, autori, libri. Ci stai per ore. Poi, alle cinque del pomeriggio cominci a pensare di tornare a casa. L'auto, il viaggio, i chilometri. Mi sa che è proprio ora di andare.
La radio dell'auto è rotta. Poco male. Tanto, cosa vuoi che succeda mai di importante?
Mi fermo ad un autoglill. Pausa per un caffè. Famiglie, tizi vestiti di pelle con grosse moto parcheggiate in fila, la ragazza carina alla cassa. Riparto verso casa. Ci vorrà un po' di tempo, un due o tre ore, dipende dalla velocità, dipende dalla voglia, dal paesaggio, magari.
C'è ancora la luce del sole. Sono le otto di sera. Metto l'auto nel garage. Sono a casa. E' un sabato sera tiepido di fine maggio.
Mio padre mi dice: hai sentito? I èn fai fò Falcone. Hanno ucciso Falcone.
E' un sabato sera tiepido di fine maggio. Di diciotto anni fa.
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