La scrittura è un viaggio e la parola è il suo bagaglio. Scriviamo per narrare agli altri (e forse ancor più a noi stessi) l'inesorabile trascorrere del tempo. E la sua narrazione diviene lentamente e magicamente strumento quasi sciamanico di accettazione. Ecco, il raccontare e il raccontarci rappresentano quel nostro particolare mantra che ci permette di ammaestrare il tempo. Certo, un racconto, un romanzo, una poesia persino, rappresentano modi differenti (ma uniti nel fine) di accettare, di ammaestrare, di domare lo scorrere del tempo. E accettare, ammaestrare, domare lo scorrere del tempo significa anche riuscire a venirne a patti, significa riuscire a firmare, se non una pace, almeno un armistizio.
La signora del caviale è un romanzo sullo scorrere del tempo. Sul tempo della giovinezza. Sul tempo della guerra. Sul tempo della crescita. La nostra formazione passa attraverso il passare del tempo. Persino l'amore, persino l'odio non possono sottrarsi al passare del tempo. Che li cambia. Che ci cambia.
Di pagine in vita mia ne ho lette. Ma le ultime tredici pagine di questo libro sono tra le più belle che abbia mai incontrato.
Avrei voluto scriverle io.
Un libro.
La signora del caviale, di Michele Marziani (Cult Editore).
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