sabato 13 febbraio 2010

Simenon, Feynman e Casanova

Un primo pomeriggio di un sabato invernale. L'auto. La radio. Si parla di Giacomo Casanova. La sua vita. Le sue memorie. Ne parla una docente di letteratura. Ne è affascinata. E' giusto così. Casanova, dice, esercitava il suo fascino soprattutto per conquistare i potenti e le corti europee. Le donne, certo, erano per lui importantissime, ma molte di loro erano prostitute che, pur belle, gli si davano per bisogno di danaro.
Kees Popinga. Al nostro orecchio latino il suono di questo nome risulta curioso. Simenon ne fa il personaggio principale de L'uomo che guardava passare i treni. Kees Popinga fugge da tutto e da tutti. Fugge dall'aver commesso un omicidio. Fugge dalla vita. La sua. Fugge da un ceto sociale. Il suo. A Parigi trova rifugio tra malviventi e prostitute. Nell'andare a letto con una di queste nota in lei, mentre si spoglia, la sporcizia dei piedi. Poche parole bastano a descrivere il baratro nel quale è sprofondato.
Anche Simenon ebbe migliaia di donne. Quasi tutte pagando.
Un mio amico, che ora è ricercatore in una facoltà scientifica, mi dice di aver capito tutto quando, ancora adolescente, lesse i saggi di Richard Feynman.
Ho passato anni nel tentativo, da profano, di avvicinarmi, anche di poco, nella comprensione di alcune teorie scientifiche. Mi sono messo a leggere Feynman e ci sono riuscito.
Feynman fra l'unico a comprendere i motivi che portarono al disastro dello Shuttle nel 1986.
Ricordo di aver letto che, da studente, frequentasse case d'appuntamento e che proprio lì avesse avuto le idee che poi elaborò nei suoi saggi.
I libri sono sempre migliori di chi li ha scritti.
Tre libri.
L'uomo che guardava passare i treni, di Georges Simenon (Adelphi).
Sei pezzi facili, di Richard Feynman (Adelphi).
Sei pezzi meno facili, di Richard Feynman (Adelphi).

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