Vite regolate da convenzioni. Sono le nostre. Tempi sottolineati da passaggi simbolici, portatori di valenze più o meno occulte. Sono i nostri. Certo, è il primo giorno di un nuovo anno. Certamente, i nostri calendari sono basati su elementi astronomici e scientifici. Sono lo specchio del nostro universo. Ma siamo noi che diamo loro una valenza simbolica legata al passaggio, legata al cambiamento.
In realtà non accade nulla.
Il nostro presente ci rende per forza di cose miopi. I Bizantini non credevano che la scienza e la tecnica potessero avere uno sviluppo. Per loro era tutto presente nella loro contemporaneità. E non c'era bisogno di nulla. A Roma, nel XVII e nel XVIII secolo si svolgevano delle gare di poesia, che vedevano coinvolti i maggiori poeti dell'epoca. Non un nome di quelli è rimasto nella memoria della nostra letteratura, mentre Foscolo, Parini e Alfieri, all'epoca, a quelle gare non li facevano nemmeno partecipare.
Il nostro passato è costruito nel presente. Il nostro futuro è costruito con i nostri desideri.
Girovagando sul web ho trovato questa frase: 31/12/2009 una data che cinquant'anni fa si trovava solo nei romanzi di Asimov.
Quando ero piccolo i prototipi delle automobili (quelle che, per inciso, avremmo dovuto usare oggi) erano simili ad astronavi. Mentre la serie UFO portava 1980 come data di un futuro quasi irraggiungibile, ma i suoi personaggi indossavano giacche (gli uomini), minigonne (le donne) e capigliature come nella swinging London.
Ora cominciano gli anni dieci. Poi verranno gli anni venti e i trenta e i quaranta, ognuno con i suoi tipi di scarpa, di automobile, di taglio di capelli, di modi di dire, di guerre. Tutto già visto.
Roba che neanche nei romanzi di Asimov.
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