Che poi, quando avevo iniziato a leggerlo, non è che fossi proprio così giovane. Ero già abbastanza "rovinato" dagli affanni quotidiani, che, se li sommi uno per uno, ti danno alla fine la misura di quello che ti sei abituato ormai a sorbire. Io, i suoi libri, alla fine me li ero letti tutti. E non è che poi ci avessi visto dentro da subito grandi cose, eppure ero già abbastanza smagato dalle tonnellete di pagine che mi ero letto fino ad allora. Poi, un giorno, mentre passavo per le strade di una Milano nebbiosa, in attesa di arrivare alla Centrale, improvvisamente avevo capito. Avevo capito che non era necessario disperarsi o prendersela con la vita. Bastava invece fermarsi un momento, sedersi, guardarsi attorno e ridere sotto i baffi, tanto per far capire che tu, alla fine, lo avevi capito che era tutta una gran presa per i fondelli e che, comunque, non era nemmeno il caso di starlo a gridare. Bastava saperlo. E ridere sotto i baffi. Questo, alla fine, mi hanno insegnato i suoi libri.
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