martedì 12 gennaio 2010

Eric Rohmer

Il buio di certi giorni te lo porti dietro anche con il sole. Come, a volte, le azioni e i pensieri si perdono nel latte grigio della nebbia.
Il giallo di certe giornate estive poi, si stempera nella foschia dell'afa. Così come il rosso dell'ira ci opprime, per poi perdersi nel verde di un'invidia che ci intossica, per lasciare il passo al giallo di una rabbia che si cronicizza nell'anima.
Ho sempre pensato che lo stillicidio quotidiano dei nostri attimi, fosse inesorabilmente segnato dai colori. Il nostro perderci nei giorni è segnalato da bandiere che ne tracciano il percorso. Così come gli eserciti di Tamerlano usavano bandiere colorate per scambiarsi messaggi nel corso della battaglia.
A volte, per comprendere i colori delle nostre vite, ci si rifugia nelle parole di un libro. Spesso ci si nasconde di fronte allo schermo di un cinema.
Ho scoperto i film di Eric Rohmer molti anni fa. Mi piacevano le sue storie. Semplici di una semplicità che non celava affatto gli affanni complessi del parlarsi. Mi piacevano le sue donne. Con il sorriso tenue. Con gli occhi disillusi. Semplici di una semplicità impenetrabile.
Eric Rohner ha dipinto lo scorrere dei nostri attimi con colori che hanno la levità di un pastello.
Ma una levità dura. Forse senza speranza. Forse, in qualche modo, ci ha insegnato a vivere.

2 commenti:

lorenzo cairoli ha detto...

Bel modo di ricordarlo. Bravo.

il blog di angelo ricci ha detto...

Rohmer è stato una sorta di punto di riferimento, anche per ciò che scrivo. Ma un riferimento non troppo netto, direi quasi delicato. Una sorta di "raggio verde".