La pianura è sempre stata un luogo di passaggio. Dalle mie parti i vecchi ricordano che, dopo il 25 aprile del '45, dagli stradoni dei paesi era passata la X Mas. Le persiane chiuse avevano nascosto le donne che guardavano giù, verso i teloni scuri dei camion. Una fila infinita di automezzi neri aveva impegnato per ore gli sguardi attenti delle madri e quelli preoccupati dei figli, nascosti nei solai per sfuggire alla Germania.
Andavano a passo d'uomo, con le canne dei mitra spianate verso le case. Eterna minaccia del male che non si arrende nemmeno di fronte alla sconfitta.
Ci avevano messo quasi un giorno e una notte a lasciare quegli sguardi e poi se ne erano andati verso la loro resa, con le acque del Po che erano già rosse del sangue dei carnefici divenuti vittime.
Qualche giorno dopo i contadini avevano trovato nei campi il corpo senza vita di un marò, abbandonato dai suoi camerati. Sembrava dormire. Era morto probabilmente a causa delle ferite riportate in qualche scontro a fuoco, avvenuto durante il passaggio del Po. Non aveva le armi e nemmeno le scarpe. Anche negli ultimi istanti della disfatta possono sempre servire.
Lo seppellirono in fretta e furia nell'ossario del cimitero del paese. Seppero allora che la guerra era veramente finita.
Ancora oggi c'è una piccola lapide: 30/4/1945 - Sergente X Mas.
Negli stessi giorni, nell'Oltrepo Pavese, si ritiravano i mongoli. Tutti assieme, come una tribù. Come tribù erano stati quando, nei disastri umani e politici della storia, avevano stretto, nel gelo russo, il loro folle patto con il Terzo Reich. Anche loro andavano verso il nulla, con i loro ataman e le loro iurte. Come un circo dell'orrore.
Carlo Sgorlon è morto oggi. Anche Carlo Sgorlon aveva visto avvenire tutto questo, nelle sue terre. E ne aveva scritto.
Un libro.
L'armata dei fiumi perduti, di Carlo Sgorlon, Mondadori.
3 commenti:
ti ringrazio di aver ricordato il nostro grande scrittore. era un uomo generosissimo, ha devoluto i diritti d'autore di diversi suoi libri ad un istituto di ragazzi in difficoltà, ma lo abbiamo saputo solo dopo la sua morte.aiutava sempre chiunque avesse bisogno. avrebbe potuto vivere concedendosi tutti i lussi, invece ha trascorso la sua vita in semplicità, girando per udine con la bicicletta,un gigante del 900. leggete i suoi libri e capirete quanto la sua poetica mitica e universale,abbia precorso i tempi. i'indifferenza dimostrata da certa cultura nei suoi confronti, io l'attribuisco ad ignoranza e a disonestà intellettuale.per riconoscere un grande scrittore basta leggere poche pagine...
Ti ringrazio anch'io per averlo ricordato.
Ha raccontato piccole storie che fluivano nel fiume della Storia.
Ha dato voce a fatti umili di gente umile.
Di Carlo Sgorlon ricordo la semplicità. Semplicità nella vita e semplicità nello scrivere. Ha raccontato piccole storie che fluivano nel fiume della storia ed era un grande scrittore che poche pagine bastavano a far conoscere. Proprio come avete detto voi.
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