Da bambini il ...e mezzo conta. Conta eccome! Non sei schiavo del tempo che passa e che ti si deposita addosso. Il tempo lo vuoi cavalcare. Il tempo è importante e lo devi segnare, lo devi contare. Ecco perché non ti basta dire: ho tot anni. No! Il tempo lo devi fare tuo. Tutto! E allora aggiungi il ...e mezzo, così diventi più grande.
Una grande foto. Tutta grigia. Anzi, piena di tonalità di grigio. Grigio scuro dei mattoni, grigio chiaro del pavimento, grigio pieno di ombre degli stracci, grigio quasi bianco delle facce. Ma i mattoni non sono mattoni, sono calcinacci. Il pavimento non è pulito, è tutto sporco. Anche le facce sono sporche. Sono facce con le bocche aperte. Più per la sorpresa (la sorpresa dell'orrore, quello inspiegabile, quello che pensi non possa accadere, mai) che per il dolore. Gli stracci non sono stracci. Sono vestiti. Anzi, sono persone. Buttate per terra. Buttate via. Come stracci.
Mia madre mi tolse di mano il giornale. Non sta bene per un bambino vedere quelle cose.
Era una foto della sede della Banca Nazionale dell'Agricoltura. Quella in Piazza Fontana. A Milano.
Era il 12 dicembre 1969.
Avevo cinque anni e mezzo.
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